L’icona della festa di oggi è presto trovata: una mamma con in braccio un bambino piccolo! E pensiamo subito all’arte, ai tanti affreschi, quadri, statue che raffigurano la Madonna col Bambino.
A noi missionari in Africa vengono in mente le mamme africane con i loro bambini, bambini attaccati al seno, bambini in braccio, bambini sul dorso … mentre la mamma lavora, cammina, cucina, danza.
L’immagine di Maria con Gesù in braccio ci aiuta a capire il Natale e il mistero dell’incarnazione più di tante pagine teologiche:
- Da una parte ci dice di che cosa è capace l’umanità, o ,meglio, di che cosa Dio Creatore l’ha resa capace. L’ha resa capace di generare e trasmettere la vita, di amare e difendere la vita, di servirla, cantarla e adorarla, adorando Colui che le ha fatto un dono così meraviglioso. L’umanità fatta “a immagine e somiglianza” di Dio significa soprattutto questo: collaboratrice e complice del Dio autore e amante della vita.
- Dall’altra che Dio, per farsi uno di noi, ha scelto la via più normale: una mamma che l’ha fatto , accolto e accudito con l’affetto e l’amore, quell’amore di mamma che fa vivere più del latte materno, del cibo e di ogni altra cosa.
Nello stesso tempo, come non sentire oggi la tristezza di tante situazioni nel mondo in cui la maternità non è messa in valore come si dovrebbe, non è difesa e protetta come un pilastro indispensabile della società? Spesso nelle situazioni di estrema miseria e povertà dare alla luce un figlio significa rischiare la vita per mancanza di prevenzione, di mezzi o di strutture adeguate. Nella mia esperienza di missionario in periferia di Luanda (Angola) una delle cose che più mi rattristava era la morte di parto di una mamma. Non casi isolati, ma tragedie abbastanza frequenti, troppo frequenti.
Il nostro sguardo dalla mamma si sposta al bambino e ci fa pensare a tutti i bambini della terra nati in questi giorni; ci fa pensare al mondo che li ha visti nascere e li ha accolti, molte volte in malo modo. Non è un mondo per bambini, questo! Che mondo è se non dà a tutti i bambini ciò di cui hanno bisogno per cominciare a gustare la vita e poter poi crescere e vivere come figli di Dio! Non dà loro cibo, casa, famiglie unite, cure sanitarie, scuole, pace e armonia.
In alcune tradizioni culturali africane, marcate dall’elevata mortalità infantile, si dice che è essenziale accoglier bene il bambino nei primi giorni di vita: bisogna dargli il benvenuto, coccolarlo, fargli credere che è capitato nel migliore dei mondi. Così il bambino si attacca alla vita e quando comincia ad aprire gli occhi e a rendersi conto che le cose non sono proprio così idilliache, è già troppo tardi per tornare là da dov’è venuto! Ormai è entrato nel fiume della vita e si lascia trasportare dalla corrente.
Purtroppo il nostro mondo e la nostra cultura di morte non sono neanche più capaci di “ingannare” i bambini e far credere loro che questo mondo è bello, o almeno lo potrà diventare, perché chi l’ha creato l’ha voluto a misura di bambino!
Ma la solennità di oggi non lascia spazio al cinismo e alla disperazione:
“un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine” (Is 9,5-6)
P. Luigino Frattin SMA