In Africa, oggi 23 luglio, i casi di Covid-19 erano 770.000, la metà dei quali nel solo Sudafrica. Altri 4 Paesi concentrano il 25% dei casi: Egitto, Nigeria, Ghana, Algeria. Il restante 25% dei casi è diluito negli altri 49 Paesi del continente.
Covid e crisi alimentare
La curva dell’epidemia è ancora instabile: quando sembra esser giunto il picco, la curva si innalza di nuovo. In molti paesi non si è ancora entrati nella fase 2, per paura che riaperture affrettate facciano esplodere l’epidemia, soprattutto nei grandi centri urbani.
La FAO lancia l’allarme “crisi alimentare”: colpite soprattutto le popolazioni del Sahel e dell’Africa Occidentale, dove la maggioranza della popolazione è a rischio di denutrizione, perché manca il denaro per acquistare cibo, divenuto sempre più raro e costoso nei grandi mercati popolari. Per questo qui è là, come in Malawi, Nigeria, Mali, Zimbabwe, scoppiano moti di protesta.
Il papa in aiuto alle persone più vulnerabili
Papa Francesco in aprile ha istituito un Fondo di Aiuto per le zone di missione più colpite dal virus. È gestito dalle POM, Pontificie Opere Missionarie, un organismo vaticano che ha una sua rappresentanza nelle 1.100 diocesi del mondo. Critica è la situazione delle parrocchie africane, che vivono soprattutto delle offerte raccolte durante le messe: dato che da mesi le celebrazioni sono sospese, esse sono ora in difficoltà, anche per sovvenire ai bisogni più correnti. Il Fondo viene loro in aiuto, e permette alle comunità cristiane di organizzare un’assistenza ai più poveri, come anche di fornire mascherine e altro materiale di protezione ai Centri Sanitari gestiti dalla Chiesa.
In Africa riaprono alcune parrocchie
Ce lo comunicano i nostri missionari che operano in varie zone dell’Africa: Niger, Togo, Costa d’Avorio, Angola, Benin, Marocco. Purtroppo il Fondo creato dal papa non è sufficiente a coprire tutte le spese necessarie per questa riapertura. I nostri confratelli devono far fronte a notevoli spese per la sanificazione di tutti i locali nei quali verranno accolti i fedeli, sia pur contingentati.
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Qui di seguito alcune testimonianze sulla “ripresa” della vita religiosa
P. Silvano Galli, dal Togo: “Un gessetto per indicare i posto a sedere”
“Alle 6 sento suonare le campane. Da mesi che non le sentivamo. Alle 7 la chiesa ancora chiusa. Verso le 7,30 arrivano dei ragazzi per riempire i bidoni di acqua, appositamente preparati per lavare le mani, che si dispongono davanti alla chiesa, sotto la sorveglianza di Olivier, il presidente del consiglio parrocchiale. Con un gessetto sono stati indicati i posti a sedere. Tutti hanno la mascherina, piccoli e grandi. Presenti circa 200 persone. Entrata dalla porta principale, e uscita dalle due laterali.
P. Renzo Adorni, Angola: “Ripresa, cammino ancora impervio qui a Kikolo”
“La ripresa post-covid in Angola è ancora una volta rimandata: noi qui in periferia della capitale Luanda, quartiere di Kikolo, andiamo per il quinto mese di chiusura. Nelle grandi periferie povere e popolari di Luanda, la gente deve inventarsi ogni giorno qualcosa per sopravvivere con la famiglia. Senza un salario, rinchiuse nelle proprie casette di poche decine di metri quadri, sotto un tetto di lamiera rovente, come possono le famiglie stare a guardare la pentola vuota? La nostra Caritas parrocchiale tenta di alleviare le situazioni estreme di miseria, nei diversi quartieri della nostra parrocchia. Sono circa un migliaio di persone che abbiamo assistito: malati, vedove, orfani, ragazzi di strada, portatori di handicap, ragazze madri, stranieri.”
P. Walter Maccalli da Foya, Liberia: “Lentamente ci avviamo alla fase 2″
“Qualche libertà in più ci è stata concessa dal virus, e così abbiamo potuto riprendere le visite ai cristiani dei villaggi, e dare la Prima Comunione a un bel gruppo di giovani della simpatica comunità cristiana di Kolahun”.
P. Lorenzo Snider, Liberia: “Con precauzione abbiamo ripreso le attività pastorali”
“Qui in Liberia abbiamo ripreso, con tutte le precauzioni del caso, le nostre attività pastorali. Qui a Foya il virus si sta purtroppo diffondendo, danneggiando soprattutto le già precarie strutture sanitarie. Oggi potrebbero mettere in quarantena parte del personale del nostro Centro Sanitario. Per la pastorale stiamo riprendendo contatto con le comunità dei villaggi e rilanciando alcune attività a Foya, in particolare di aiuto ai più abbandonati. Le comunità che non hanno potuto ricevere i sacramenti a Pasqua … li ricevono ora.”
P. Matteo Revelli dal Marocco: “Finalmente le nostre chiese sono riaperte!”
“Il governo ha premiato la disciplina della popolazione marocchina, che con pazienza ha affrontato un lungo lockdown. I luoghi di culto, moschee, chiese e templi, pur con tutte le precauzioni, hanno potuto riaccogliere i loro fedeli. Ma la paura è ancora molta: domenica scorsa i nostri volontari anti-covid alle porte della chiesa non lasciavano entrare neppure me, senza prendermi la temperatura e farmi per ben 4 volte l’igienizzazione delle mani. Anche al momento della distribuzione della Comunione, son rimasto stupito che molti hanno esitato a mettersi in fila per prenderla… i brutti ricordi dell’epidemia sono ancora vivi, e molti si dicono: una precauzione in più non fa male…”