Il 12 novembre suor Gloria Cecilia Narvaez ha incontrato il cardinale Luis Tagle, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli. La religiosa, rimasta nelle mani di estremisti islamici per quasi 5 anni, ha percorso con il card Tagle la sua dura esperienza di prigionia, ed ha sottolineato che è solo grazie alla fede che ha potuto resistere.

Era il il 7 febbraio 2017 quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella casa delle Suore Francescane di Maria Immacolata di Karangasso, nel sud del Mali, e ha portato via in ostaggio suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti.
La religiosa, di nazionalità colombiana, si è offerta al posto di una sorella più giovane. Preghiere, veglie, incontri hanno mantenuto vivo il ricordo di suor Gloria per i 4 lunghi anni e 8 mesi durante i quali è stata sequestrata.

A salvare suor Gloria certamente ha contribuito una fede ferrea, non ha mai accettato la continua minaccia a convertirsi all’islam e il suo “motto” nei giorni più bui è stato: “Solo callar, para que Dios me defienda” (Solo silenzio, così che Dio possa difendermi).
In attesa di poter rientrare in Colombia suor Gloria è stata per un periodo di riposo nella casa delle religiose a Riano.
Venerdì 12 novembre, in occasione dell’incontro che la religiosa ha avuto con il cardinale Luis Tagle, presso la Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli del quale è Prefetto, l’Agenzia Fides ha potuto rivolgerle alcune domande.

Agenzia Fides: Suor Gloria, benvenuta e bentornata. Abbiamo tanto pregato per lei e siamo onorati di averla qui. Può raccontarci come si svolgeva la sua vita prima del rapimento?

Suor Gloria: Prima di essere sequestrata svolgevo la mia missione in Africa con le mie consorelle dove ci dedicavamo alla promozione delle donne. Insegnavamo loro a ricamare, cucire a macchina, leggere oltre ad offrire strumenti che permettessero l’avviamento di attività di microcredito. Tra le nostre priorità ci sono stati sempre anche i bambini, neonati che spesso vengono abbandonati dalle mamme al giorno del parto perché non hanno di che sfamarli. Seguivamo il centro sanitario e assistevamo gli ammalati facendo visita anche alle famiglie. La mia vita e il mio pensiero di persona e di consacrata era concentrata sull’incontro e la vicinanza.

Agenzia Fides: Quattro anni e otto mesi sono tanto tempo. Come trascorreva le sue lunghe giornate di prigioniera?

Suor Gloria: La mattina pregavo contemplando il sorgere del sole nel deserto, qualcosa di meraviglioso, sentivo il vento a volte violento e a volte soave che si sollevava dalla sabbia. Scrivevo lettere a Dio, con pezzetti di carbone, manifestandogli la mia totale e sconfinata fiducia in Lui. Raccoglievo la legna per riscaldare quel poco di acqua che mi veniva dato ogni giorno per prepararmi il te. Pregavo sempre per la libertà dei tanti ostaggi che ci sono in tutto il mondo e pensavo alla sofferenza di tanta gente che muore di fame. Mi sono tornati alla memoria tutti i momenti della mia vita, dal cammino fatto con le sorelle della mia Congregazione, la mia famiglia, la mia vita come religiosa e la risposta che stavo dando alla volontà di Dio. La mia preghiera era rivolta anche ai gruppi che mi tenevano in ostaggio, per ognuno di loro. Quando era il momento di spostarci di luogo mi dedicavo a sgombrare il campo.

Agenzia Fides: Che idea si era fatta di questo protrarsi della sua prigionia? I suoi carcerieri le spiegavano i motivi del protrarsi del sequestro?

Suor Gloria: Tutti i gruppi ai quali sono stata affidata facevano riferimento alla religione. Volevano mettere a dura prova la mia fede. Per loro in Mali dovrebbe esistere solo l’Islam. Ho pensato anche che fossero sopraggiunti problemi tra di loro che hanno fatto ritardare la mia liberazione.


La testimonianza di fede di suor Gloria in un video


 

Agenzia Fides: Il tempo passava, riusciva a dare un senso a questa dura esperienza che stava vivendo?

Suor Gloria: È stata un’esperienza di profonda fede, di riaffermarmi in Dio, di aumentare la mia fiducia in Lui nell’accettare ogni tipo di umiliazione e vessazione per crescere e vivere quello che la nostra Fondatrice, la Beata Madre Carità Brader Zahner, diceva: ‘rimanere in silenzio affinché Dio ci difenda’. Allo stesso tempo, è stata per me una opportunità di vivere il rispetto verso le altre religioni, – in questo caso la loro – e mi tornava alla mente l’enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est, nel documento che parla del rispetto verso la libertà religiosa e come noi cristiani dobbiamo essere messaggeri di pace e riconciliazione con i nostri atteggiamenti.

Agenzia Fides: I suoi carcerieri erano sempre con Lei? Come si comportavano, l’hanno maltrattata?

Suor Gloria: In generale i gruppi mi umiliavano molto, mi insultavano in maniera offensiva e dura a causa della religione o per il fatto di essere donna. Però anche tra di loro vedevo che c’era gente buona che voleva liberarmi anche per non correre tanto pericolo.

Agenzia Fides: Ci sono stati gesti particolari di umanità – o di cattiveria – da parte dei sequestratori nei suoi confronti, che Lei ricorda?

Suor Gloria: La notte in particolare vedevo che i gruppi erano molto agitati, urlavano tra di loro, si avvicinavano alla tenda dove ero io. Verso la mezzanotte arrivava da me il capo e mi diceva: Gloria! Stai bene?

Agenzia Fides: La mamma è morta aspettando il suo ritorno. Questo dolore aggiunto alla storia dolorosa del rapimento non è troppo?

Suor Gloria: Ho pregato tanto e ho pensato al fatto che mia madre fosse già avanti con l’età. Ripensavo alle parole che mi aveva detto quando sono andato in vacanza a casa e poi sono tornata in Mali: ‘non andare così lontano, perché il Mali è la religione dell’Islam e può succederti qualcosa o forse non puoi più vedermi’. Le risposi: ‘Mamma, lascia che sia ciò che Dio vuole. Potrebbe succedere qualcosa a te o a me. Non siamo sicuri di quale sia la volontà di Dio’.

Agenzia Fides: Quale frase o gesto rivolto a lei da Papa Francesco l’ha colpita di più, e non dimenticherà?

Suor Gloria: Non dimenticherò mai il suo gesto di accoglienza e la sua benedizione come padre e pastore della nostra Chiesa. Né la tua richiesta: ‘prega per me’.


Suor Gloria di ritorno in Colombia accolta dalle sue consorelle

 

Agenzia Fides: Pensa di rientrare in Africa e riprendere da dove ha lasciato? Come guarda al suo futuro? Cosa l’aspetta? E in che modo l’esperienza vissuta ha cambiato il suo sguardo sulla vita e sulle cose del mondo?

Suor Gloria: Se Dio mi dona la salute, continuerò ad essere missionaria, vicina ai più poveri e bisognosi, continuerò ad elevare a Dio la mia preghiera di eterna gratitudine, ma più incarnata nelle sofferenze delle persone prive di libertà, di coloro che hanno fame e sete. Continuerò a pregare per la pace in tanti paesi in guerra. Per il Santo Padre Francesco, sacerdoti, religiosi e religiose di tutto il mondo perché abbiamo il coraggio di dare la vita per chi soffre. Questa esperienza mi porta a vedere la vita come un compito per creare fratellanza universale. Non chiudersi in noi stessi ma essere portatori di speranza e testimoni della nostra vita di fede.

Non è necessario fare tante cose ma dare una testimonianza di fede, di ascolto, per valorizzare tutti coloro che hanno bisogno di noi, agli anziani per tutta la loro saggezza e per quanto hanno contribuito, ai giovani per il loro coraggio e profetismo. Dobbiamo continuare a pregare Dio affinché susciti vocazioni buone e sante per la Chiesa che possano raggiungere luoghi lontani dove quasi nessuno arriva. Come diceva la nostra Fondatrice: Dio non si lascia vincere nella generosità e non dobbiamo dimenticare le opere buone che la Congregazione ha nelle sue mani: i poveri e tanta carità e fratellanza con tutti. Il che significa dare la vita per l’altro.

Suor Gloria il 15 novembre 2021 finalmente è tornata in Colombia dove si fermerà per un periodo di riposo con i familiari e le consorelle.