Padre Pierre Balima, sacerdote Burkinabé, studente in Liturgia Pastorale a Padova e residente alla Parrocchia di Montegalda, ci racconta con coraggio le sofferenze che i cristiani stanno vivendo nel suo paese.
Il Burkina Faso è sempre stato un paese di pace e di gioia, malgrado la povertà… ma dal 2015 è sotto la pressione di attacchi terroristici. Il primo attacco è avvenuto proprio nella mia parrocchia, a cento cinquanta metri dalla canonica.
Per diversi giorni abbiamo vissuto nell’ angoscia: ogni sera bisognava spegnere la luce e coricarsi sotto il letto… Poi il terrorismo si è esteso progressivamente nell’intero paese e la regione del Sahel, dove si trova la mia parrocchia, è tra le più colpite.
Ora la situazione si è aggravata. Nessun luogo è accessibile. Non è più possibile andare nei villaggi per celebrare l’Eucaristia e gli altri sacramenti: le strade sono impraticabili a causa dei terroristi. La pastorale è destabilizzata. Molti catechisti hanno dovuto fuggire.
Due parrocchie sono state chiuse e, nelle altre, i sacerdoti non possono più uscire per le visite ai villaggi. Se devi viaggiare, andare in un’altra parrocchia, o incontrare il vescovo alla cattedrale… occorre la scorta dei militari. Per strada si corrono grandi rischi e non sai mai se potrai arrivare vivo a destinazione.
Tutte le attività pastorali sono sospese: niente messe nei villaggi, catechismo, incontri dei movimenti e associazioni cattoliche… I missionari europei sono stati invitati a lasciare la diocesi per andare in zone più sicure.
I terroristi continuano con i rapimenti, le esecuzioni di persone influenti (sacerdoti, catechisti, leaders religiosi, insegnanti, amministratori…), impauriscono la popolazione con minacce verbali e uccidono tutti coloro che non obbediscono. Spesso irrompono, durante le celebrazioni, nei luoghi di culto cristiani, obbligano a lasciare la pratica cristiana per abbracciare la religione musulmana.
Hanno bruciato parecchie chiese nei villaggi: solo nel mese di marzo, ne hanno bruciato due. Hanno ucciso 37 militari e più di 10 civili. Diversi giovano sono stai rapiti. Quasi tutte le scuole, al di fuori delle grandi città, sono chiuse. Tre sacerdoti sono stati uccisi. Don Joël Yougbare, sacerdote della mia diocesi, è stato rapito tre anni fa e da allora non si hanno più notizie.
Visto il grave pericolo che corriamo, ci è stato chiesto di chiudere le parrocchie. La proposta è stata rifiutata dal vescovo e da tutti i sacerdoti. Noi continuiamo la nostra missione, anche se con tanti limiti e molta fragilità. Come ha detto Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”.
P. Pierre Balima