“Il Centrafrica è un grande paese situato nel cuore dell’Africa, con infinite bellezze naturali ma anche estreme contraddizioni”: con queste parole Gabriella Bortolot introduce l’incontro con Mons. Nestor Nongo-Aziagbia, presidente della Conferenza Episcopale Centrafricana, tenutosi nella Sala Frate Sole, annesso alla Basilica della Nunziata, lunedì 11 marzo. La Bortolot fa parte della Comunità di S. Egidio di Genova, e passa lunghi periodi in quel paese, lavorando a DREAM, un programma sanitario che permettere alla popolazione più sfavorita di accedere a cure di eccellenza.
La sala era gremita con più di 200 persone, che hanno accolto l’invito degli organizzatori dell’incontro, Comunità di Sant’Egidio e Società Missioni Africane a cui appartiene il vescovo centrafricano. Tra loro rappresentanti delle molteplici realtà associative genovesi e liguri che prestano servizio di volontariato in Centrafrica, in gran parte legate a due congregazioni religiose radicate da diversi decenni in quel paese, i Cappuccini e i Carmelitani.
Mons. Nestor ha aiutato il pubblico a conoscere più in profondità le cause della attuale crisi politica e umanitaria in cui è precipitato il suo paese. La prima causa è interna, ed è da attribuire al malgoverno degli ultimi decenni e all’incapacità della classe politica di trovare soluzioni ai problemi della popolazione. “I mali del paese si chiamano corruzione, nepotismo, manipolazione politica di una popolazione analfabeta, impunità”, ha spiegato Mons. Nestor. Una seconda causa invece è esterna, ed è legata alle interferenze di paesi stranieri, a causa dell’interesse geostrategico che riveste il Centrafrica per alcuni di loro, in particolare l’ex colonizzatore francese e la Russia.
Infine c’è una causa economica: “Sul Centrafrica si concentra l’avidità di imprese multinazionali che vogliono sfruttare a loro piacimento le numerose risorse naturali, come diamanti, oro, uranio, ferro. Per aggiudicarsi i contratti a condizioni estremamente vantaggiose, non esitano a corrompere i politici, e instaurano un clima di illegalità e di rivalità tra fazioni che vogliono approfittare delle royalties, sottraendole al bilancio dello stato, che non ha più le risorse per la sanità, l’educazione, le infrastrutture”, aggiunge il Vescovo.
Per mascherare le loro responsabilità, i fomentatori esterni delle rivalità nel paese hanno inventato una causa religiosa, cristiani contro musulmani, che invece è del tutto falsa. La sola e vera rivalità che divide il paese, ha ancora spiegato il Vescovo, è quella che oppone le milizie, armate e sostenute dall’esterno, alla popolazione, che è letteralmente tenuta in ostaggio. “Non dimentichiamo che ancora oggi il governo controlla solo il 20% del territorio, il resto è ancora in un regime di semi-anarchia, dominato da decine di sigle, che hanno come solo interesse quello di saccheggiare i beni della popolazione e del paese”, ha sottolineato con amarezza il prelato.
Ha poi ricordato che la chiesa è stata attaccata fisicamente dalle milizie, i suoi beni distrutti, centinaia di cristiani assassinati, e tutto ciò a causa del suo impegno per la giustizia, delle sue denunce, del suo ruolo di difensore della popolazione. Ma ciò non ha scoraggiato l’iniziativa della chiesa: essa non si stanca di proporsi come mediatrice per indicare cammini di pace e riconciliazione. E un frutto di questa opera è l’accordo di pace firmato all’inizio di febbraio a Khartoum tra il governo e 14 gruppi armati. Determinante è stato il ruolo di S. Egidio, e ha concluso il Vescovo: “Degli 8 accordi già firmati, questo è il migliore, è quello che dà più garanzie di successo, è ciò che la gente aspettava, ma deve essere seguito ora dai meccanismi di applicazione”.
Dopo di lui ha preso la parola p. Davide Sollami, procuratore delle missioni carmelitane in Centrafrica, per informare su quanto hanno fatto i missionari per l’accoglienza degli sfollati. Nella missione carmelitana di Bangui, la capitale, per mesi si sono nutrite fino a 10.000 persone, e il refettorio dei frati si è trasformato in sala parto e laboratorio di analisi.
Infine è intervenuta Moira Gerace, dell’Associazione chiavarese Tene Ti Ala (“Per loro”, in lingua sango), che ha ripercorso le tappe dell’incontro di Genova e Liguria con il Centrafrica. I primi cappuccini arrivano nel 1949, i carmelitani li seguono nel 1971, e attorno a loro si è tessuta una fitta rete di associazioni, di volontari, di medici e infermieri, di amicizie, che hanno un svolto un lavoro immenso, e testimoniato la grande solidarietà che batte nel cuore dei liguri.
P. Marco Prada
Un’intervista a Mons. Nestor Nongo-Aziagbia al TG3 Liguria dell’11/03/2019: