Perché le vie e le piazze delle nostre città devono ancora oggi esaltare il nostro passato coloniale?

Piazza Adua a Firenze e Via Amba Alagi a Palermo; come pure Corso Dogali a Genova, Via Dancalia a Roma, e ancora Via Chisimaio a Udine, e Piazza Asmara a Torino: chi si ricorda l’origine di questi nomi delle targhe viarie delle nostre città? Questi nomi si trovano ancora nei nostri libri di storia?

Sono tutti nomi che fanno riferimento al nostro passato coloniale nel Corno d’Africa: Eritrea, Etiopia, Somalia. Tutti toponimi, alcuni dei quali ricordano sanguinose battaglie, in cui migliaia di soldati italiani, insieme alle truppe coloniali, lasciarono la vita.

Adua, ad esempio: in questa città etiope nel 1896 si affrontarono l’esercito del Negus e quello coloniale italiano. Fu una vera ecatombe. Scrive lo storico Denis Mack Smith, nella sua Storia d’Italia dal 1861 al 1997 (Laterza, 1997), che l’Italia ebbe più morti alla battaglia di Adua, che in tutte le precedenti guerre del Risorgimento messe insieme.

Anche Amba Alagi richiama due sonore disfatte degli italiani: la prima nel 1895, sempre ad opera degli etiopi, e la seconda nel 1941, inflitta dagli inglesi, con un esercito composto in grandissima parte da truppe indiane e etiopi.

Sono numerosi nelle nostre città i toponimi stradali coloniali. A Roma esiste addirittura un quartiere che gli stessi romani chiamano “Africano”, perché la toponomastica, ereditata dal fascismo, esalta l’Impero coloniale e le sue vittorie: Largo Somalia, viale Etiopia, viale Eritrea, via Cirenaica, Via Tripoli; e poi le vittorie italiane: Via Adigrat e Via dell’Amba Aradam.

Ma proprio quest’ultima località suscita un po’ di turbamento in chi conosce i particolari di quella battaglia del 1936: i soldati fascisti uccisero 20.000 persone con l’uso di gas tossici. Come andarne fieri? E perché i cartelli viari non riportano alla memoria questo aspetto poco nobile della vittoria italiana?

Sono le domande che, in questo tempo in cui nel mondo si risveglia la coscienza dell’antirazzismo e delle colpe del colonialismo, si pone lo scrittore italo-somalo Antar Marincola: Esigiamo una targa esplicativa accanto al nome di viale Amba Aradam. Non è possibile che Roma sia piena di strade dedicate a protagonisti e ad episodi esecrabili del colonialismo, di cui nei libri di storia non si trova nulla”.

E continua: Le nuove generazioni italiane devono sapere, ed esorta l’Italia a dare al mondo una lezione di civiltà, rispettando la sensibilità delle migliaia e migliaia di immigrati provenienti dal Corno d’Africa, alcuni di loro studenti venuti a studiare nelle nostre università.

Non si tratta di rimuovere il passato, ma di darne una equa interpretazione e valutazione.

A cura di p. Marco Prada

Foto: genovacollezioni.it; pinterest/romasparita.eu; google-map; wikipedia