Ci scrive p. Mauro Armanino dal Niger:
“Tutto è accaduto all’inizio della settimana scorsa nel villaggio di Djaheli, a circa 18 kilometri da Bomoanga. Sono arrivati con ventina di moto, armati, alcuni dei quali con volto coperto. Hanno prima atteso il ritorno dei contadini a casa, verso la sera e poi, dopo aver circondato e saccheggiato il villaggio, sono partiti non senza aver prima ucciso due persone accusate di connivenza con le autorità.
La notizia non è stata pubblicata da nessuna parte perché le morti dei contadini, rispetto a quelle degli occidentali, non hanno la stessa importanza. Il messaggio degli assalitori, presunti ‘djihadisti’ installatisi da tempo nella zona, è quello chi si va ripetendo da tempo a menadito. Esso può essere riassunto come segue:
- Distruggere, demolire la chiesa
- Convertirsi all’Islam
- Altrimenti il villaggio sarà raso al suolo
Implicito ‘l’invito’ a non collaborare con le forze governative sotto pena di terminare la vita come le due persone uccise sul posto. A 23 mesi dal rapimento di p. Pier Luigi la ‘passione’ continua nella sua gente. Una delegazione di quest’ultima, in un incontro col vescovo della diocesi, assieme all’amministratore della parrocchia di Makalondi, attualmente isolata, ha sottolineato tre aspetti fondamentali. Essi potrebbero essere riassunti in tre domande semplici ed essenziali:
- Come continuare a vivere la fede
- Come assicurarsi il cibo necessario per la famiglia
- Dove andare per rifugiarsi
E’ bene ricordare che nella zona frontaliera del Burkina Faso gli sfollati interni, secondo le autorità, ha superato il milione di persone e cioè una persona su venti del Paese.”
P. Mauro Armanino
Niamey, 20 agosto 2020