remagiLa liturgia dell’Epifania ci presenta un passo tolto dal capitolo 60 di Isaia che presenta lo splendore di Gerusalemme in cui confluisce la ricchezza dei popoli. Nei doni che nel Vangelo di Matteo i Magi portano al Bambino Gesù noi vediamo il segno delle ricchezze portate a Gesù da ogni popolo e cultura. Quali doni portano oggi a Gesù e a tutta la Chiesa i popoli e le culture dell’’Africa? Tra le tante ricchezze umane e spirituali vorrei citarne cinque, riprendendo in base alla mia esperienza alcune indicazioni del Sinodo Speciale per l’Africa del 1994. (Ecclesia in Africa, n° 4)

Un profondo senso religioso, il senso del sacro, il senso dell’esistenza di Dio creatore e di un mondo spirituale. Per esempio, in Africa, che si sia in un contesto animista, cristiano o mussulmano, raramente si comincia a mangiare senza un momento di raccoglimento o di preghiera. Non si inizia un viaggio senza chiedere a Dio nella preghiera di andare e tornare senza incidenti. L’Africa ha un profondo senso della presenza di Dio e questo fa del bene alla mentalità secolarizzata dell’uomo occidentale che spesso soffre di delirio di onnipotenza. Molte persone semplici e povere, magari anche molto povere, mi hanno stupito con la capacità di fare digiuni e penitenze per chiedere delle grazie a Dio. Anche questo è un aspetto che la società occidentale moderna tende a dimenticare.

L’Africa porta alla Chiesa e all’umanità l’esperienza della sofferenza e del bisogno di riscatto. Non si può non dimenticare la grande ferita della tratta degli schiavi, durata quasi tre secoli per la parte atlantica e anche di più sulla costa orientale. Non si può dimenticare il colonialismo e ancora prima certe guerre interne al continente, molto dolorose. L’Africa ben conosce il patire: le persone hanno sviluppato molta capacità di resistere, sperando e confidando in Dio. Anche questo fa bene alla nostra fede.

Il senso della famiglia, dell’amore e del rispetto della vita. I figli e le figlie dell’Africa amano la vita. Il frutto del grembo è accolto gioiosamente come un dono di Dio. E i genitori, in particolare le mamme, affrontano le gravidanze e la cura dei figli con grande coraggio in mezzo a difficoltà non da poco per la mancanza di risorse economiche o di strutture sanitarie. In un tempo in cui figli sono programmati e che spesso diventano un oggetto che risponde ai nostri bisogni, ci fa bene vedere la generosità e la fiducia nella vita e il rispetto per la vita che nasce.

La grande importanza data al ricordo e alla venerazione degli antenati. In Africa istintivamente si pensa che i morti continuino a vivere e rimangono in comunione con quelli ancora che vivono su questa terra. Noi cristiani vediamo in questo, in qualche modo, una preparazione alla fede nella comunione dei santi. E questo ci fa interrogare sul sistematico occultamento della morte nella nostra società e sull’angoscia che ne deriva quando poi la si deve affrontare nella nostra vita.

Il senso acuto della solidarietà e della vita comunitaria. Non si concepisce in Africa una festa che non venga condivisa con l’intero villaggio. Di fatto, la vita comunitaria nelle società africane è espressione della famiglia allargata. Lo si sperimenta per esempio nella liturgia, dove la festa è tale se è comunitaria, se c’è il canto, se c’è la danza. Ecco un altro dono che l’Africa può dare a tutta la Chiesa e a tutta l’umanità.

Oggi in Italia abbiamo migranti e di oltre 130 paesi di tutti i continenti. E’ un’occasione per scoprire e tante ricchezze di umanità e di sapienza che essi ci portano. “Rallegrati Gerusalemme, a te verranno le ricchezze delle genti.

P. Antonio Porcellato, SMA