Quando il Centrafrica nel 1960 ha ottenuto l’Indipendenza dalla Francia era un paese poverissimo, e senza risorse umane. In tutto il Paese non si poteva contare un solo medico originario del Paese, e gli altri erano cooperanti francesi che rimanevano controvoglia qualche mese e poi cercavano posti più allettanti.

In quello stesso periodo la genovese Ione Bertocchi studiava medicina all’Università di Genova. Dopo la laurea aveva accettato di accompagnare una missione di studio in Centrafrica di un medico amico. Doveva essere giusto una permanenza di qualche settimana, ma… l’Africa è diventata la sua patria.

Dopo quel primo soggiorno in Repubblica Centrafricana, Ione era tornata in Italia, ma non si ritrovava nella vita di uno stato così opulento, le sembrava di essere di troppo. Ha identificato così quella che sarebbe diventata la “missione” della sua vita, ed è partita nuovamente alla volta del Paese africano per rimanerci ed esercitare lì la sua professione medica.

Certo, da allora torna in Italia ogni 2 anni, per un po’ di riposo, per contattare gli amici e sostenitori, ma il mal d’Africa presto si fa sentire, e non vede l’ora di ritornare tra i suoi malati.

Così la descrive Elisabetta Giromini, che l’ha incontrata a Bouar in Centrafrica: “È una donna minuta, svelta nei movimenti e dalla lingua tagliente. Nel 2011 era fiera dei suoi 72 anni, ma oggi ne ha ben di più!”.

Ione è davvero una donna risoluta e pratica, che sa farsi ascoltare dagli uomini e dalle autorità del Paese. Appena arrivata in Centrafrica si è dedicata a formare i primi 100 medici del Paese.

La sua reputazione la precede ovunque. Non è religiosa, ma si appoggia alle comunità di missionari e suore, sparse un po’ ovunque, per alloggiare e cercare un po’ di riposo. Ma nei momenti difficili si rifugia nella giungla, perché solo nascondendosi è al sicuro.

Ione ha buone relazioni con tutti, a prescindere dal loro credo politico, status o religione.

Così continua nella sua descrizione l’amica e ammiratrice Elisabetta Giromini: “Ho visto la sua forza, il suo coraggio, la sua dedizione, la sua perseveranza. Ho capito che per resistere a qualsiasi condizione, anche le peggiori, deve esserci una luce a illuminare il cammino e quella luce la troviamo solo dentro di noi”.

P. Marco Prada


Gli articoli del nostro sito dedicati alla Repubblica Centrafricana, e all’opera che la SMA svolge in questo paese


Un libro per conoscere meglio Ione Bertocchi:

Una sessantottina in Africa: Racconti di vita in Africa, scritto da Clelia Cannavò  e Walter Simonini, Pubblicazione in proprio, 2020, 122 pagine, € 13

Dalla quarta di copertina: “Una sessantottina in Africa” racconta la vita di una dottoressa genovese che, abbandonata la sua carriera di Assistente di ruolo in ematologia presso l’ospedale San Martino della sua città, si trasferisce nella Repubblica del Centrafrica, e qui, precisamente a Ngaoundaye, tra i vari villaggi del luogo, in mezzo a strade dissestate, e, nel periodo tragico della guerra civile, tra spari, violenze e crudeltà si prodiga animata solo da uno spirito umanitario a favore di quella popolazione.

Qui ha fatto nascere tanti bambini a cui le loro madri hanno messo il nome “Jone” in segno di gratitudine nei suoi confronti; ha operato ciechi, curato poliomielitici e lebbrosi che la cultura del luogo aveva emarginato dal contesto sociale perché ritenuti “maledetti” e portatori di “malocchio”.

Ma, soprattutto, ha fatto nascere un ospedale, una farmacia rurale e posti di salute pubblica nei vari villaggi, dopo aver formato lei stessa gli infermieri locali.

Oggi, alla veneranda età di 78 anni, dopo aver consegnato tutto il suo lavoro, compreso l’ospedale, al governo del luogo, collabora con la Diocesi di Bangui, la capitale della Repubblica Africana, affinché il suo operato non sia vanificato. In un mondo dove solo le notizie di cronaca nera fanno ormai notizia, la vita della dottoressa genovese, Ione Bertocchi, deve essere, quanto meno, conosciu