L’ha scritta papa Giovanni Paolo II e l’ha resa pubblica il 7 dicembre 1990. È una delle pochissime encicliche dedicata esclusivamente al tema missionario.
Tra coloro che hanno aiutato il papa a scriverla c’è il missionario del PIME p. Piero Gheddo. Vi proponiamo alcuni stralci dal suo blog, in cui il grande giornalista, deceduto nel 2017, ripercorre le fasi della sua stesura, riassume il contenuto dell’enciclica, ed esprime alcune considerazioni sulla sua attualità.
Il 7 dicembre 1990, 25 anni dopo la fine del Concilio Vaticano II, san Giovanni Paolo II pubblica l’enciclica Redemptoris Missio, per confermare e aggiornare il Decreto conciliare Ad Gentes.
Molti nella Curia romana erano contrari ad una enciclica, bastava una “lettera apostolica”. Chi l’ha voluta fortemente, d’accordo col Papa, è stato il card. Joseph Tomko, prefetto di Propaganda Fide, che ha coordinato il lavoro di preparazione.
Sono stato chiamato dal Papa a scrivere l’enciclica, secondo le sue indicazioni.3 ottobre 1989 mi dice a pranzo: “Scrivimi tu l’enciclica. Tu sei missionario e giornalista e io voglio un documento scritto in modo giornalistico, per i giovani e le giovani Chiese”.
Dall’ottobre 1989 al luglio 1990 l’ho scritta e riscritta tre volte, come voleva il Papa, che aveva i suoi consulenti, il primo dei quali era il card. Joseph Tomko e poi p. Marcello Zago, allora superiore generale degli O.M.I. Ha contribuito alla stesura del testo anche p. Domenico Colombo, del PIME, missiologo.
Cosa dice la Redemptoris Missio?
Mi limito ad enucleare i punti più attuali e decisivi del testo papale. Ma anzitutto due citazioni che ne sintetizzano lo spirito:
– num. 2: “Difficoltà interne ed esterne hanno indebolito lo slancio missionario della Chiesa verso i non cristiani ed è un fatto questo che deve preoccupare tutti i credenti in Cristo”.
– num. 62: “La Chiesa è missionaria per natura sua, poiché il mandato di Cristo non è qualcosa di contingente ed esteriore, ma raggiunge il cuore stesso della Chiesa. Ne deriva che tutta la Chiesa e ciascuna Chiesa (particolare) è inviata alle genti”.
Ecco l’estrema sintesi dell’enciclica:
1) Gesù Cristo è l’unico Salvatore. La missione comunica alle genti la salvezza in Cristo, la fede e l’amore a Cristo, unico Salvatore dell’uomo. L’enciclica riafferma la centralità di Cristo nella missione alle genti.
2) Il Regno di Dio. Gesù è venuto ad annunziare il Regno di Dio, che dà il senso messianico del cristianesimo, perché si realizzerà pienamente al di là della storia. La missione della Chiesa annunzia il Regno di Dio e lavora per la sua progressiva realizzazione nei singoli uomini, nella vita dei popoli e nella società umana.
3) Lo Spirito Santo protagonista della missione. La missione non è del missionario, ma dello Spirito che guida e illumina la Chiesa. ; Lo Spirito Santo dà una dimensione di ottimismo e di speranza.
4) La missione non è finita, anzi è agli inizi. La Missione alle Genti conserva ancora oggi tutto il suo valore. Essa oggi si deve rivolgere in particolare ai paesi e i popoli non cristiani e ai fenomeni sociali nuovi da evangelizzare: le metropoli, gli emigrati, i rifugiati politici, i giovani, ecc. Inoltre deve andare incontro agli “aeropaghi” moderni: mass media, cultura e scienza, organismi internazionali, e deve valorizzare le aspirazioni odierne alla pace e allo sviluppo, ai diritti dell’uomo e della donna, alla giustizia sociale.
5) Dialogo con le altre religioni: per la prima volta un’enciclica ne parla in modo articolato dedicandovi tre fondamentali paragrafi: dal 55 al 57.
6) Le nuove vie della missione: formazione della Chiesa locale, inculturazione, dialogo interreligioso, promozione umana, sviluppo dei popoli. L’enciclica lega strettamente la missione di annunziare Cristo all’umanizzazione.
Il ruolo delle giovani chiese locali nella missione di oggi
Giovanni Paolo II ha gestito il passaggio “dalle missioni estere alla Chiesa locale”. Il Papa è stato geniale quando ha scritto al num. 2 che vuole impegnare “le Chiese particolari, specie quelle giovani, a mandare e ricevere missionari”.
E ha dato piena fiducia alle giovani Chiese stimolandole con queste parole: “Siete voi oggi la speranza di questa nostra Chiesa che ha duemila anni; essendo giovani nella fede, dovete essere come i primi cristiani e irradiare entusiasmo e coraggio, e sarete fermento di spirito missionario per le Chiese più antiche”. (num. 91).
P. Piero Gheddo, dal suo blog Armagheddo
Foto: papaboys; Piero Gheddo; Mondo e Missione