Il 2020 che ci siamo lasciati alle spalle, è stato un anno di grandi preoccupazioni per la nostra gente, qui nella periferia immensa della capitale dell’Angola, Luanda. E non parlo solo di Covid.

La pandemia, infatti, per ora non ha colpito in maniera pesante la salute della nostra gente ma ha lasciato conseguenze pesanti sul tenore di vita.

Il lavoro: a seguito delle varie chiusure di attività diverse persone han perso il lavoro o non sono state pagate. Alcune nostre parrocchiane, che andavano all’estero per comprare merci da rivendere qui, hanno dovuto sospendere le loro attività. La quasi generalità delle nostre donne che sopravvivono di commercio informale hanno avuto perdite enormi con le chiusure a giorni alterni dei mercati.

Ho avuto notizia dai media angolani di un dono della Unione Europea che ha il fine di eliminare poco a poco il “commercio informale”, e instaurare un commercio regolare, come avviene in tutti i Paesi sviluppati. Bravi! Ma se ammazziamo il commercio informale, quello che nasce dall’iniziativa della povera gente, con grande sacrificio, di che vivranno le nostre famiglie?

La svalutazione della moneta locale, il kwanza: nel corso dello scorso anno c’è stata una svalutazione di circa il 40%. Per fortuna non sono aumentati i carburanti, ma i generi di prima necessità come riso, mais e pane son quasi raddoppiati. La gente ormai vive al minimo, accontentandosi di un piatto di polenta e foglie di manioca. Le cosce di pollo che prima costituivano il piatto dei giorni di festa ora sono un miraggio irrangiungibile per i piú.

Le code: chi deve andare in banca o in un ufficio pubblico deve sottomettersi ad estenuanti code sotto il sole. La giornata può passare cosí, in fila, senza la certezza di poter essere ricevuti.

Le cure mediche: gli ospedali a inizio pandemia si sono attrezzati per ricevere i malati di Covid, ma hanno trascurato o allontanato chi arrivava con altre patologie. La gente si cura in casa e si arriva a morire per qualcosa che poteva essere curato con una diagnosi precoce.

La scuola: questo è un paese giovane, pieno di bambini e di giovani. Non ci sono mezzi per l’insegnamento a distanza, letture e studio personale. O si va a scuola, o non si studia. È stato un anno perso per l’istruzione e la cultura della nostra gioventú.

Cosa si attendono gli angolani per il 2021?

Qui la gente è ottimista e vive di speranza. Tutti sperano che il 2021 sarà migliore.

Si spera che finisca questa pandemia, che per molti è solo una manipolazione dell’Occidente.

Si spera che migliori la situazione economica del paese e riappaiano un po’ di capitali imboscati dall’amministrazione precedente, si spera che riaprano le scuole e si riprenda una vita normale.

P. Angelo Besenzoni, Musseque Kikoca, Angola


Altre lettere dalla missione:

P. Matteo Revelli dal Marocco: “Preoccupazioni e attese dei miei parrocchiani per il 2021”

P. Renzo Adorni da Kikolo, Angola: “Aiutiamo tanta gente ad ottenere un documento di identità”

P. Leopoldo Molena, Costa d’Avorio: “Per il 2021 gli ivoriani si aspettano il dono della riconciliazione politica”

P.Silvano Galli: “Dopo un anno travagliato, il 2021 apra per il Togo una finestra sulla speranza”