Mi trovo a Marino, a circa 30 km da Roma centro, vivo in comunità assieme ad altre due consorelle africane del nostro Istituto, le Suore di Nostra Signora degli Apostoli (NSA), suor Felicia proveniente dal Ghana e suor Francisca dalla Nigeria.
Per me arrivare a Marino non è stata novità, avevo vissuto qui i miei primi tre anni di formazione, prima di pronunciare i miei voti il 27 ottobre 1996.
La comunità NSA accoglie già da alcuni anni un centro d’accoglienza chiamato “At Home”, nei locali che in precedenza erano adibiti alle classi della scuola elementare e dell’infanzia. È gestito da una cooperativa, che ha come scopo l’accoglienza di donne e bambini richiedenti asilo, provenienti da diversi paesi del mondo, soprattutto dall’Africa.
Attualmente i migranti ospitati sono un bel gruppo, 44 persone di 14 nazionalità, con problematiche e caratteristiche proprie: 27 donne, due nuclei familiari e un numero complessivo di 14 bambini.
Tante sono le vicende, le storie, i motivi che hanno spinto queste persone a lasciare la loro casa, la loro terra, la famiglia, per sfuggire dalla guerra, dalle violenze, dalla povertà, con la speranza di offrire un futuro migliore ai propri figli. Tante storie che si tendono come fili nel grande telaio della vita, alla ricerca di una speranza nuova.
Una di queste storie, riguarda una famiglia composta da cinque persone, padre madre e tre figlie disabili, proveniente dalla Tunisia e approdati a Lampedusa su un piccolo peschereccio, di proprietà del padre. Tutti i loro beni erano custoditi in questa piccola imbarcazione.
La loro storia ha destato molta commozione: una piccola barca di legno ornata di cuscini su cui far accomodare le tre figlie disabili con a bordo anche un piccolo gattino.
Dopo la quarantena passata a L,ampedusa, sono arrivati da noi al centro e dopo le dovute procedure per venire incontro al loro disagio legato soprattutto all’aspetto sanitario e riabilitativo delle tre ragazze, si è messa in moto una lunga catena di aiuti e solidarietà per aiutare i genitori e le ragazze a trovare delle carrozzine e dei mezzi di trasporto per seguire la terapia farmacologica e riabilitativa.
Per manifestare la loro riconoscenza e la loro gioia, dopo qualche settimana di presenza al centro, hanno cucinato il loro pasto principale: il couscous. Appena hanno avuto la possibilità di spostarsi e di trovare gli ingredienti Doc per prepararlo, ho avuto la gioia di ricevere questo dono da parte loro.
Me l’hanno offerto con tanta gioia e dignità, la cura con cui l’hanno presentato è ciò che dava un valore inestimabile alla pietanza.
Essere tessitrice di fraternità nella diversità, nella molteplicità, nella gioia del dare e del ricevere: tutto questo è preghiera per me, come lo stringere la mano di alcune di queste donne e percorrere qualche pezzetto della loro vita. Con i bambini mi ritrovo sui banchi di scuola a riprendere con loro le lezioni svolte in classe.
Ringrazio il Signore che mi ha dato la possibilità di tessere questa fraternità partendo dalla fragilità di questa umanità alla ricerca di nuove solidarietà.
Suor Anna Maria Schiavon
Comunità delle Suore NSA di Marino