La religiosa colombiana delle Suore Francescane di Maria Immacolata, è stata sequestrata a Karangasso, nel sud del Mali, da un gruppo di jihadisti la sera del 7 febbraio 2017. È viva,ma preoccupano le condizioni della sua salute. Preghiamo per la sua liberazione
“La Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata sta celebrando una speciale novena di preghiera per la liberazione di suor Gloria Cecilia Narváez. Il 7 febbraio si compiranno quattro anni dal suo sequestro in Mali. Purtroppo finora gli sforzi per la sua liberazione non hanno avuto alcun successo”.
Suor Gloria è malata e sofferente
Lo ha raccontato all’agenzia Fides suor Noemi Quesada, ex superiora generale della Congregazione cui appartiene suor Gloria, che alla vigilia del quarto anniversario del sequestro lancia questo appello: “Chiediamo urgentemente ai rapitori di liberarla il prima possibile, perché non sta bene in salute. Suor Gloria soffre tanto, come la Congregazione e la sua famiglia. Dio, che è il Padre di tutti, ci aiuti in questa richiesta. Nel nostro dolore ci sentiamo impotenti di fronte a questo rapimento senza precedenti, e chiediamo alla comunità cristiana la sua preghiera e alla comunità internazionale di non dimenticare che nel rapimento di una persona viene sequestrata una parte della nostra umanità”.
Missionaria in Messico e poi in Mali
“Ho conosciuto suor Gloria Cecilia Narváez quando ha iniziato la sua vita religiosa – continua suor Noemi –. Fin da giovanissima ha dimostrato le sue qualità di educatrice e come tale si è preparata al servizio in questo campo. Sono state molte le istituzioni educative in cui ha lavorato. Il Collegio di Samaniego, nel sud della Colombia è stato l’ultimo istituto di cui è stata direttrice, poi i suoi primi passi come missionaria li ha fatti nel sud del Messico, ad Apatzingán, Michoacán. Dopo una preparazione particolare, venne inviata a Boukoumbé, in Benin, in Africa, sempre come educatrice”.
Incantata dall’Africa
Suor Noemi racconta l’incontro di suor Gloria con l’Africa: “Sono bastati sei anni per farla rimanere profondamente incantata dall’Africa e dalla sua gente. La Congregazione la inviò quindi come responsabile del lavoro a Karangasso, in Mali. Lì accompagnava le suore della sua comunità che svolgono il servizio missionario nel centro sanitario, in una casa per bambini orfani, un centro per la promozione delle donne, che include un Progetto di alfabetizzazione di 700 donne nei villaggi, e nella catechesi dei bambini e dei giovani del luogo”
Suor Noemi descrive con pochi tratti la figura della missionaria rapita: “Il suo amore per le suore, la sua semplicità e cordialità nei rapporti, la sua spiritualità e la vita di preghiera, la rendono una persona molto vicina a Dio e alla popolazione. Questo l’ha portata ad impegnarsi sempre di più con i poveri, costringendola a cercare con creatività nuove soluzioni alle situazioni più urgenti delle persone che si presentavano”.
Offertasi come ostaggio per salvare le consorelle
L’ultimo atto eroico di generosità e di amore l’ha compiuto al momento del sequestro, rivela ancora suor Noemi: “Quando i rapitori hanno arrestato una delle suore della comunità, lei è uscita dal suo nascondiglio e ha detto loro: io sono la più grande, la responsabile, lasciatela andare. Così i rapitori hanno rilasciato la suora e hanno preso suor Gloria e l’hanno portata via”.
Suor Gloria Cecilia Narváez Argoti è stata sequestrata mentre svolgeva la sua missione a Karangasso, nel sud del Mali, la sera del 7 febbraio 2017. Intorno alle 21, un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella parrocchia di Karangasso a Koutiala, una zona ritenuta fino ad allora tranquilla e relativamente sicura, sequestrando la suora.
al-Qaeda in Maghreb rivendica il rapimento
Il primo luglio il gruppo al-Qaeda del Mali, attraverso la rete cifrata Telegram, ha pubblicato un video dove appariva la suora e altri cinque ostaggi stranieri, rapiti dalla rete jihadista. Circa un anno dopo, a gennaio 2018, è stato diffuso in internet un altro video in cui suor Gloria, che appariva in buone condizioni, si rivolgeva a papa Francesco chiedendogli di intervenire per la sua liberazione.
La madre di suor Gloria, la signora Rosita Argoty de Narváez è morta a Pasto, Colombia, nel settembre 2020, a 87 anni, fino all’ultimo non ha perso la speranza di poter riabbracciare la figlia.
Prigioniera con p. Gigi Maccalli e Sophie Pétronin
Sophie Petronin, operatrice umanitaria francese liberata assieme ad altri ostaggi occidentali, tra cui il missionario p. Pierl Luigi Maccalli, l’8 ottobre 2020, ha dichiarato che suor Gloria è viva ma ha bisogno di cure.
L’ex ostaggio francese ha affermato di aver trascorso la maggior parte della sua prigionia con la religiosa colombiana. Le due donne sono state insieme per tutto il tempo fino al 5 ottobre, quando la Petronin è stato trasferita per il successivo rilascio, passando per circa 30 campi diversi.
Il Cardinale Jean Zerbo, Arcivescovo di Bamako, ha chiesto la liberazione di tutti gli ostaggi ancora in mano a gruppi jihadisti: “Ogni volta che preghiamo, chiediamo al Signore la liberazione di suor Gloria e di tutti gli altri ostaggi. Questa è una grande umiliazione per il Mali. Sono venuti per fare del bene e sono stati rapiti dai banditi, come se fossero schiavi. È un peccato per il nostro Paese”.
Da Avvenire, 6/02/2021