P. Matteo Revelli, con il sostegno di Caritas Marocco, ha aperto una casa-alloggio per migranti africani che vivono di elemosina e espedienti a Fès. I suoi parrocchiani, in maggioranza studenti africani, portano a loro sostegno umano e economico.
Ogni mese due gruppi dei nostri giovani parrocchiani africani si recano nel quartiere “Al Iraq” per render visita ai migranti provenienti da vari Paesi dell’Africa sub-sahariana, (si pensa siano 900 à Fès), alla domenica pomeriggio, a due settimane di intervallo. Di solito io mi associo al gruppo degli studenti.
È complicato trovare un orario che convenga sia al gruppo di studenti che a quello dei giovani lavoratori che compongono la “Legione di Maria” della nostra parrocchia di Fès.
Infatti la rottura del digiuno del ramadan alle ore 19, e il coprifuoco che ne segue, ci obbligano a effettuare la visita verso le 17.
Però a quell’ora tanti migranti non sono ancora arrivati a casa, dopo aver trascorso la giornata a chiedere l’elemosina su strade lontane.
Prima di ogni visita avvertiamo i membri di un Paese ed andiamo da loro per stare assieme un paio di ore, offrire i nostri doni, conoscerci, pregare, cantare, danzare un po’….
Ma col covid, tutto è diventato più difficile. Le terrazze delle casette dove ci radunavamo prima non sono abbastanza ampie, nessuno dei migranti porta la maschera, veniamo accolti in locali super affollati dove gli studenti (tanti dei quali frequentano la facoltà di medicina) si sentono a disagio.
Purtroppo a volte capita che, entrando in casa, i migranti che visitiamo sono più interessati a guardare le partite di football in tv, che non a salutarci e a scambiare qualche parola…
Ma noi non siamo per niente scoraggiati da situazioni simili, anzi ne cogliamo l’occasione per riflettere su quanto sia difficile mostrare vicinanza ed offrire aiuto. E subito gli studenti cominciano a mettere da parte qualche risparmio, per rendere possibile la visita al mese prossimo.
P. Matteo Revelli, Fès, Marocco