P. Angelo Besenzoni, nel rendere grazie a Dio dei suoi 40 anni di sacerdozio, ripercorre le tappe della sua esperienza missionaria. L’ultima l’ha portato nell’immensa periferia di Luanda, capitale dell’Angola

“Nella Bibbia pare che i numeri di Dio siano il 3, il 7 il 12 e il 40, ma che il suo preferito sia il 40. Io ringrazio Dio per avermi dato 40 anni da prete missionario. Da piccolo ero cagionevole di salute e pensavo che non sarei arrivato molto lontano. Arrivato ai 50 sono sopravvissuto all’infarto e ai 60 ho superato felicemente la sindrome di  Guillain Barrè (una malattia degenerativa) e anche il Covid che qui in Angola non ha colpito molto. Dio nella sua pazienza mi ha concesso più volte di vivere i tempi supplementari”.

Padre Angelo Besenzoni, 64 anni, missionario bergamasco originario di Sarnico, celebra quest’anno il quarantesimo di sacerdozio e per l’occasione ha inviato un messaggio alla sua comunità  parrocchiale di origine, in cui racconta la sua vita fino agli ultimi mesi che sta trascorrendo in Africa. Una testimonianza di umanità  e di fede.

Ricorda che si è fatto missionario nonostante l’opposizione del padre:

“Dio mi ha chiesto un grande sacrificio, ma oggi benedico il Signore che mi ha chiamato. Il mio grazie va anzitutto ai miei genitori, così  diversi e così  buoni, che mi hanno insegnato con il loro esempio a essere uomo e cristiano.

Alla famiglia per il sostegno, alla parrocchia di Sarnico, dove è nata e cresciuta la mia vocazione; ai Seminari di Clusone e di Bergamo che mi hanno aperto orizzonti nuovi; alla Società  delle Missioni Africane, che mi ha accolto nella sua casa di formazione e dove nel 1980, a 24 anni, ho fatto la mia promessa definitiva e preso l’impegno di servire la Chiesa.

Grazie alla parrocchia degli Angeli Custodi di Genova, che da seminarista, mi insegnò a fare il catechista e quella di Santa Maria di Mandria (Padova) dove ho vissuto il diaconato e sono stato ordinato prete nel 1981 dalle mani del vescovo Raymond-Maria Tchidimbo, uscito dopo nove anni da un  campo di concentramento in Guinea. La sua testimonianza mi ha insegnato a non fermarmi di fronte a nulla.

Poi Grand Lahou, in Costa d’Avorio, la mia prima missione con la gioia di incontrare gente nuova, insegnare e imparare, stare coi giovani, visitare gli anziani, di passare ore in piroga e essere utile, con entusiasmo e generosità”.

P. Angelo rimane a Grand Lahou quattro anni, poi parte per la grande città di San Pedro, nel sud-ovest della Costa d’Avorio, dove lavora con i giovani e con i cristiani sparpagliati nei piccoli villaggi di foresta, in maggioranza immigrati dal Burkina Faso, venuti in foresta per coltivare il cacao.

Dopo un servizio alla casa provinciale della SMA in Italia, parte per una nuova missione: la Nigeria. Sette  anni vicino al confine col Benin e poi nella periferia di Lagos.

Viene di nuovo in Italia, per svolgere la funzione di superiore provinciale, che gli permette di visitare i confratelli nelle loro diverse missioni, venendo così a contatto con varie realtà sociali e pastorali del continente africano. Si prende cura anche di quei confratelli anziani o ammalati, rientrati dalla missione nella casa provinciale.

“Non so se devo ringraziare anche per l’infarto, giunto nel 2006. Se non proprio lui, i medici e i confratelli che mi hanno salvato la vita. Da allora ho vissuto sempre accogliendo ogni giorno e ogni esperienza come un dono.”

Nel 2008, insieme a p. Ceferino Cainelli, parte per una nuova avventura missionaria: l’Angola. Sono accolti alla parrocchia del Bom Pastor da p. Renzo Adorni e p. Luigino Frattin. Dopo un anno, fonda la parrocchia di Santa Isabel, sempre in periferia della capitale, Luanda. Con questa parrocchia è rimato un legame speciale. L’ho vista crescere”.

Nel 2016 una grave neuropatia  obbligò padre Besenzoni  al rientro in Italia.  Dopo una breve parentesi a Santa Maria di Castello a Genova,  ripartì  per l’Angola, nel Centro di formazione della SMA, a Musseque Kikoka.

Incoraggiato dal vescovo Dom António Jaca, cominiciò a visitare i cristiani sparpagliati nei piccoli quartieri precari e nei villaggi della zona, per celebrare l’Eucaristia e confortare gli ammalati. È l’inizio del cammino che porta alla creazione di una nuova parrocchia.

Nel 2018 nasce il Centro pastorale Sagrada Famí­lia, dove si trova ora, che dopo un anno diventa parrocchia vera e propria.

“Ringrazio il Signore per tutto – conclude padre Besenzoni. Le persone, i luoghi, le esperienze, le malattie e persino i peccati, che Egli ha perdonato. Non rimpiango nulla. Ciò che ho ricevuto ha riempito la mia vita, tanto che sarei pronto a ripetere le parole del vecchio Simeone: Ora lascia Signore che il tuo servo vada in pace. Ma volentieri continuo a giocare i tempi supplementari, finché l’arbitro fischierà  la fine della partita e arriveremo davanti a Lui”.

P. Angelo Besenzoni

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