P. Filippo Drogo termina il suo servizio al Centro di formazione spirituale dei seminaristi SMA. Un primo bilancio di questi cinque anni di missione.

La mia missione l’ho esercitata in modo un po’ particolare a Calavi, dove la SMA ha un centro di formazione internazionale per i suoi seminaristi dei vari continenti. Si chiama ASI, Anno di Spiritualità Internazionale. Sono arrivato a Calavi nel settembre 2016. Provo a riassumere con tre parole questa mia esperienza: pazienza, rispetto e scoperta.

Pazienza anzitutto: vivendo in una comunità formata da seminaristi e formatori che arrivano da continenti, culture e formazione diversi, per poter vivere insieme, c’è bisogno di tanta pazienza, per aspettare che un tal programma, una tale idea o proposta, siano compresi e accettati da tutti. Poi il rispetto: per poter guadagnare la fiducia dei giovani, soprattutto coloro che accompagno spiritualmente, la prima fatica è quella di instaurare un rapporto di reciproco rispetto e fiducia. E infine la scoperta: da parte dei giovani è la scoperta della SMA, con il suo carisma, la sua storia, la sua spiritualità, il suo fondatore, e la testimonianza di tanti suoi missionari.

Alla fine di questo cammino i nostri giovani seminaristi partono con un idea nel cuore, che li motiva a dedicare tutta la loro vita alla missione in Africa: è l’idea che ha ispirato il fondatore della SMA, mons. de Brésillac: “Andare verso i più abbandonati”. È una frase forte: lo era ieri, quando i missionari arrivavano per la prima volta proprio qui in Benin, 160 anni fa, e lo è oggi. I poveri, gli abbandonati purtroppo ci sono sempre. A noi di essere attenti ad ascoltare dove lo Spirito ci guida, per comprendere quali sono le povertà di oggi, e chi sono oggi i più abbandonati.

Arrivando qui ho scoperto la Chiesa del Benin: una Chiesa cosciente del sacrificio eroico dei primi missionari, che oggi è riconoscente a Dio e alla SMA per il dono del vangelo e della fede. La chiesa del Benin è cosciente che la fede è stata portata in Africa grazie al dono della vita di tanti missionari. Molti sacerdoti beninesi sono cresciuti “all’ombra” dei missionari SMA e delle suore missionarie venuti dall’Europa, e a loro devono tutto: la trasmissione della fede, ma anche l’aiuto materiale, la costruzione di chiese e seminari.

La Chiesa beninese è giovane, solo 160 anni arrivavano i primi missionari. Però noto in essa la freschezza, la voglia di mettersi in gioco, ma anche la difficoltà di fare scelte evangeliche radicali. Il suo dinamismo è una ricchezza, è un aspetto importante di quello che ho vissuto in questi cinque anni, e lo porterò con me al mio ritorno in Italia. Cercherò di trasmetterlo alle nostre comunità cristiane in Italia e in Europa.

 P. Filippo Drogo, Calavi

Leggi l’intervista completa a p. Filippo nel nostro sito