Mi chiamo Mary Amoako, sono Missionaria di Nostra Signora degli Apostoli. Sono originaria del Ghana e sta terminando i miei studi di teologia a Padova. Vivo con le consorelle e i padri SMA nella casa di Feriole.

Circa un anno fa, durante il lockdown, nel periodo più buio di paura e angoscia, una signora, coordinatrice del “Centro Aiuto alla Vita” di Abano Terme (PD), è venuta nella nostra comunità per chiedere un aiuto. Cercava una persona disponibile ad accompagnare un gruppo di ragazze del loro Centro, che in quel momento vivevano un periodo molto difficile, erano chiuse in loro stesse e rifiutavano qualsiasi parola o relazione.

Rimasi un po’ titubante all’inizio. Poi mi sono rimessa alle mani del Signore.

Arrivando al centro, sono stata introdotta in una sala dove c’erano queste ragazze, in maggioranza nigeriane. La prima accoglienza è stata molto fredda. La prima mezz’ora l’abbiamo trascorsa in silenzio. Queste donne mi guardavano e io guardavo loro: trenta minuti senza alcuna parola, senza alcun gesto, in un’atmosfera era molto tesa.

Poi una di loro ha preso la parola e mi ha chiesto: “Perché sei venuta? Per ascoltare le nostre storie e raccontarle alla responsabile?”

In quel momento ho capito il perché di quel silenzio. Con un sorriso affettuoso ho risposto loro: “Sono venuta qui per stare insieme a voi, per fare amicizia con voi”.

Poi ho chiesto loro il nome e l’età. Da quel momento abbiamo iniziato a fare conoscenza e a costruire la nostra amicizia.

Un’amicizia edificata sul fondamento della Parola di Dio, la condivisione, l’ascolto e lo stare insieme. Alcune di loro erano incinte, altre avevano già partorito. In quel momento le contemplavo come delle meravigliose creature di Dio, ma allo stesso tempo percepivo tanta disperazione nella loro vite.

Queste ragazze sono tutte vittime di tratta, sfruttate sulle strade. Quelle che rimangono incinte, sono abbandonate. Allora cercano di abortire, sapendo che è un’esperienza crudele, temendo di morire.

Attraverso lo sforzo di rileggere insieme la propria vita e lo stare assieme, alcune di loro arrivano a sperimentare l’amore di Dio. Allora consigliano alle altre compagne di non abortire, perché quei bambini che crescono nel loro ventre, dicono, sono un dono di Dio.

È veramente una grazia ascoltare queste donne che un tempo erano smarrite, sconosciute, invisibili, ed ora leggendo e condividendo la Parola chiedono di essere battezzate.

È in questo gruppo che ho conosciuto una ragazza: era appena arrivata al Centro, e le altre l’hanno invitata a partecipare ai nostri incontri.

All’inizio era molto violenta, aveva già abortito sette volte, e il medico le aveva sconsigliato un’altra gravidanza perché avrebbe rischiato di morire. Era disperata. Grazie a Dio sono riuscita ad entrare in dialogo con lei e ad accompagnarla.

Così lei ha portato ha termine la sua gravidanza, nonostante il rischio, e ha partorito suo figlio mentre era in macchina, in viaggio verso l’ospedale. Il bimbo è nato sano, senza complicazioni.

Da quel momento ho sentito che la mia fede ne è uscita fortificata. Quante candele ho acceso, quante volte ho fatto pregare per lei?

Il Dio dell’impossibile ha esaudito la nostra preghiera. Dal questo momento ho creduto che i miracoli esistono ancora, basta avere fede.

Suor Mary Amoako

Foto: NSA; Unhcr