Nel continente africano, l’Etiopia è una delle nazioni dove vi sono numerose aree importanti a livello storico-archeologico e religioso. Abbiamo già parlato delle chiese rupestri di Abreha e Atsbeha e di Abuna Yemata Guh. Il volto cristiano dell’Etipia trova la sua massima espressione nel complesso di chiese di Lalibela.
L’origine di Lalibela
Definito come “una delle meraviglie del mondo”, il sito di Lalibela affascina per la struttura architettonica delle sue chiese e per i riti, nonché per i simbolismi che lo caratterizzano. Si tratta di un luogo legato alla Chiesa ortodossa etiopica. Secondo la tradizione, la spinta a creare questo sito arrivò da Re Lalibela, il cui nome ispirò la stessa denominazione del complesso religioso-architettonico.
L’idea di edificare un simile sito gli giunse mentre era febbricitante, uno stato causato dal tentativo del fratello – geloso del suo potere – di avvelenarlo. Mentre si trovava in una condizione tra la vita e la morte, il Re Lalibela – secondo la leggenda – compì una sorta di viaggio spirituale, durante il quale ricevette l’ispirazione per realizzare un complesso di chiese cristiane.
Re Lalibela riuscì a superare la febbre e a guarire. Una volta ripresosi decise di realizzare le immagini che vide durante quel viaggio spirituale tra la vita e la morte. Alla fine del XII secolo, ordinò così la costruzione di uno straordinario complesso religioso dedicato al suo Dio cristiano.
Chiese scavate nella roccia vulcanica
Sono undici le chiese monumentali di Lalibela scolpite nella roccia vulcanica rossa dell’altopiano d’Etiopia, a un’altitudine di 2600 metri. Il sito, chiamato anche “la Gerusalemme d’Etiopia”, è di una straordinaria complessità. Vi sono persino gallerie che collegano questi luoghi sacri. Si scoprono sale maestose, dove accorrono i fedeli cristiani d’Etiopia per pregare. Sono chiese non costruite, ma scavate nella roccia ed è questo aspetto che le rende ancor più particolari e uniche. Tra le chiese più suggestive vi è quella rupestre di Ghiorghis (scritta anche Bet Giorgis, e dedicata a San Giorgio), ricavata da un enorme masso di roccia dura. La sua planimetri ha una forma di croce.
Simbolismi e riti religiosi
Il complesso sacro di Lalibela viene definito “la nuova Gerusalemme” per varie ragioni. Il suo sviluppo avvenne quando i pellegrinaggi cristiani in Terra Santa risultavano difficili da compiere, a seguito delle conquiste musulmane. In alcune chiese, come in quella chiamata Biete Golgotha, si trovano le riproduzioni delle tombe di Cristo e di Adamo, nonché l’esatta replica del luogo della Natività. Visitare Lalibela è come immergersi in un passato che sembra vivo. E ciò si percepisce ancor di più in occasione delle varie celebrazioni religiose che si svolgono regolarmente.
Tra le feste più sentite vi è Timkat, che ricorda il giorno in cui Giovanni Battista battezzò Gesù nelle acque del fiume Giordano. Le celebrazioni prevedono un’importante processione, durante la quale preziosi oggetti sacri, nascosti nelle undici chiese, vengono disvelati e portati in corteo dai sacerdoti. Un rito che si ripete ogni anno con un grande seguito di fedeli.
Questo complesso religioso di Lalibela è un patrimonio sacro, al contempo fragile, che occorre preservare, sia dai cambiamenti climatici (che provocano l’alternarsi di piogge e siccità), sia dall’azione dell’uomo. Per questo, sin dal 1978, le chiese sono protette dall’Unesco che le ha inserite nella sua lista dei patrimoni dell’umanità.
Silvia C. Turrin
Foto: wikipedia.org