L’omelia del Vescovo di Faenza all’ordinazione di Davide Camorani
“Davide, sii un buon Samaritano, a fianco degli Africani, con gli Africani”
Cari fratelli e sorelle, abbiamo oggi la gioia di ordinare presbitero il nostro fratello diacono Davide Camorani, che appartiene alla Società delle Missioni Africane, ma è nato a Faenza e ha anche lavorato come infermiere nell’ospedale di questa città, come ha cantato da professionista in questa cattedrale.
Entrando nella Società delle Missioni Africane fa parte di un Istituto il cui scopo è di vivere la vocazione missionaria della Chiesa, annunciando il Vangelo principalmente nel continente africano, ma attualmente anche in Asia e in America del Sud (Argentina).
In questa celebrazione ci sembra di sentire quasi fisicamente l’amore di Cristo per la sua Chiesa diffusa su tutta la terra. Egli ne ha cura e suscita operai per la messe.
Non c’è rito che con più vivezza di questo che ci faccia sperimentare la prossimità al suo popolo. Egli è il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore e come tale egli rappresenta la causa esemplare di tutti i presbiteri.
Proprio nell’atteggiamento fondamentale di colui che si dona sino alla morte, per l’imposizione delle mani del vescovo, Davide, diverrai segno e partecipe del ministero di Cristo. In virtù del tuo sacerdozio, il «Pane vivo disceso dal cielo» sarà dispensato ai figli di Dio e il Salvatore crocifisso e risorto continuerà a donare «la sua carne per la vita del mondo» (cf Gv 6,51).
Ricevendo Cristo, morto e risorto, tutti coloro che se ne nutriranno sotto le specie del pane e del vino, saranno immessi nell’immortalità di Dio e parteciperanno al compimento della nuova creazione nella storia. Amministrando i sacramenti, in particolare il Sacramento della riconciliazione, concorrerai a strutturare la vita delle persone in termini di risurrezione e di speranza.
Sappiamo che tu, caro Davide, fra qualche tempo partirai per l’Africa, ove sei già stato, sia pure brevemente. Un grande continente, con tanti popoli, con tante situazioni diverse.
Vi sono parti già avanzate nello sviluppo, popoli con grandi potenzialità, ma la maggioranza delle Nazioni, nonostante le copiose risorse naturali disponibili, appare in preda alla povertà, all’instabilità politica, alla cattiva amministrazione, a catastrofi naturali, alla siccità che favorisce la desertificazione di vasti territori e l’esodo delle popolazioni.
Non poche persone si trovano in condizioni di stenti, nella malattia, emarginate, provate duramente da guerre fratricide, sfruttate in non pochi casi da nazioni o multinazionali potenti che praticano illand grabbing.
La Chiesa continua pazientemente ed instancabilmente la sua opera alla maniera del buon Samaritano, a fianco degli Africani, con gli Africani, affinché, grazie all’aiuto del Vangelo, possano valorizzare tutte le risorse della loro umanità, ponendole al servizio del bene comune dell’Africa e della comunità mondiale.
Caro Davide, assieme ai tuoi fratelli, sulle orme del vostro Fondatore, sarai dunque il buon samaritano che si prende cura di tanti poveri e feriti, vittime di ladri violenti, che derubano e abbandonano le persone e i popoli sul ciglio della strada.
Tu, però, sai che nella nostra missione ecclesiale siamo chiamati a dare e a moltiplicare per prima cosa ciò che nel primo brano della Parola di Dio è chiamato «pane di primizie», pane fatto con orzo e grano novello (cf 2Re 4, 42-44), che allude al pane vivo e vero che è Gesù.
Come missionario in Africa, segui e ingrandisci, allora, quella tradizione ecclesiale che non si è limitata a portare il pane materiale, ma soprattutto ha recato il dono di Gesù Cristo, medicina di immortalità.
Ti inserirai così nella magnifica e provvidenziale opera che ha generato, fin dai primi secoli, il glorioso splendore del passato cristiano dell’Africa. Dal secolo II al secolo IV la vita cristiana nelle regioni settentrionali dell’Africa fu intensissima e all’avanguardia tanto nello studio teologico quanto nell’espressione letteraria.
Basti ricordare i nomi dei grandi dottori e scrittori, come Origene, sant’Atanasio, san Cirillo, Tertulliano, san Cipriano e soprattutto sant’Agostino. Ma non vanno dimenticati i santi del deserto Paolo, Antonio e Pacomio.
Questo per dire che se ieri l’evangelizzazione in Africa è stata rigogliosa e ricca di opere, oggi non lo deve essere da meno. Dev’essere estesa a milioni di persone non ancora evangelizzate, mediante il primo annuncio e un’inculturazione vera ed equilibrata del Vangelo, che aiuta a superare le divisioni e le opposizioni tribali.
In Africa, peraltro, già si profila l’urgenza di una nuova evangelizzazione. Sarà necessario, allora, investire sulla formazione degli operatori, delle nuove generazioni di laici, perché siano capaci di farsi voce di chi non ha voce nei nuovi areopaghi, ossia nei mass media e nei rapporti multilaterali.
Nuclei centrali di attenzione pastorale rimangono ancora, dopo trent’anni dalla esortazione pastorale Ecclesia in Africa, la famiglia, la dignità e il ruolo dell’uomo e della donna, la formazione dei presbiteri, le strutture di evangelizzazione, le scuole. Ma a questi si aggiungono gli obiettivi della cura della dimensione sociale della fede, di uno sviluppo sostenibile, inclusivo, di una democrazia samaritana e partecipativa, legati ai grandi beni dell’ecologia integrale e della pace.
Il Vangelo non ci promette facili successi pastorali. Piuttosto, ci ammonisce tutti con il paragone del seme, che in lento e silenzioso disfacimento si macera nell’ombra e nell’umidità della zolla, per generare il germoglio di una vita nuova. La preghiera costante accompagni il tuo cammino, in una continua immersione nel mistero del Risorto.
+ Mario Toso
Dal sito della Diocesi di Faenza-Modigliana