Qualche domenica fa mi trovavo alla cappella di S. Mattia in una delle parrocchie di Juba, in Sud Sudan, con un missionario in visita per la prima volta. Alcune persone venivano a dare il benvenuto.

Una di loro, Rebecca, nel presentarsi, oltre al suo nome ha sottolineato con enfasi il suo ruolo di catechista, e ha ricordato il corso di preparazione che l’aveva portata a essere tale.

Una delle cose che mi aveva colpito nei miei primi tempi in Sud Sudan era che i catechisti erano quasi esclusivamente uomini. La figura della donna catechista era pressoché sconosciuta.

Il contrasto con la situazione delle parrocchie italiane era quasi speculare, nel senso che quasi non conoscevo uomini catechisti in Italia, perché tale ruolo era generalmente associato a figure femminili.

In questi ultimi anni in Sud Sudan il numero di catechiste va lentamente aumentando e, soprattutto, comincia a essere accettato il fatto che possa essere un compito affidato a una donna.

Due mesi fa papa Francesco ha firmato la lettera apostolica Antiquum Ministerium, un documento che istituisce ufficialmente nella Chiesa il ministero del catechista, aperto sia a uomini che a donne, convalidando una situazione di fatto, perché persone di ambo i sessi in molte parti del mondo esercitano questi servizi nelle loro parrocchie.

Per le donne si tratta spesso di un cammino in salita. In alcuni contesti e culture, sebbene ci sia la necessità del loro contributo per l’evangelizzazione e per la formazione nella comunità cristiana, il sesso femminile costituisce un ostacolo.

Nel caso del Sud Sudan, dove tradizionalmente la donna è valorizzata nell’ambito domestico e familiare, ruoli che abbiano una valenza sociale fanno ancora fatica a essere riconosciuti, sebbene il governo del post-indipendenza sia intervenuto in maniera diretta per dare impulso alla partecipazione femminile nella vita pubblica, stabilendo una quota rosa obbligatoria per le cariche governative.

La pressione esercitata dal governo in favore della presenza delle donne a tutti i livelli nella vita del paese, combinata con la visibilità data dai mass media a donne ministro, imprenditrici, insegnanti, ecc., ha contribuito a far sì che persone come la catechista Rebecca non siano più un fenomeno raro.

Suor Elena Balatti
Su Nigrizia, luglio-agosto 2021

Foto: eu.aimint.org; Methodist church; Agenzia Fides