Ci sarà il sole? O la pioggia ? O nevischio?
madido come il sorriso posticcio del doganiere?
Dove mi vomiterà l’ultimo tunnel
Anfibio ? Nessuno sa il mio nome.
Tante mani attendono la prima
rimessa, a casa. Ci sarà?
Il domani viene e va, giorni da relitti di spiaggia.
Forse mi indosserai alghe cucite
su falsi di stilisti, con marche invisibili:
fabbriche in nero. O souvenir sgargianti, distanti
ma che ci legano, manufatti migranti, rolex
contraffatti, l’uno con l’altro, su marciapiedi
senza volto. I tappeti invogliano ma
nessuna scritta dice: BENVENUTI.
Conchiglie di ciprea, coralli, scogliere di gesso.
Tutti una cosa sola al margine degli elementi.
Banchi di sabbia seguono i miei passi. Banchi di sabbia
di deserto, di sindoni incise dal fondo marino,
poiché alcuni se ne sono andati così, prima di ricevere
una risposta – Ci sarà il sole?
O la pioggia ? Siamo approdati alla baia dei sogni.

(Migrante di Wole Soyinka, in Migrazioni/Migrations, la notte dei poeti afro-italiani,
66thand2nd, 2016, p.75)

Wole Soyinka, pseudonimo di Akinwande Oluwole Soyinka (Abeokuta, 13 luglio 1934), è un drammaturgo, poeta, scrittore e saggista nigeriano di etnia yoruba,  considerato uno dei più importanti esponenti della letteratura dell’Africa sub-sahariana, nonché il maggiore drammaturgo africano.

Nel 1986 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura.

Ha compiuto gli studi universitari a Ibadan e a Leeds, in Inghilterra, dove ha conseguito il Ph.D. nel 1973. Dopo due anni al Royal Court Theatre di Londra come drammaturgo, nel 1960 è rientrato in Nigeria, dove ha iniziato ad insegnare letteratura e teatro in diverse università e ha fondato il gruppo teatrale Le maschere 1960. Nel 1964 ha creato la compagnia Teatro Orisun con la quale ha messo in scena anche le proprie opere.

Nel 1965 ha pubblicato il primo romanzo, scritto in inglese, Gli interpreti.

Nel corso della guerra civile nigeriana, viene incarcerato dal 1967 al 1969 per un articolo in cui chiedeva un cessate il fuoco.

La sua esperienza in cella di isolamento è narrata in L’uomo morto.

Ancor più che per la narrativa e la saggistica, Wole Soyinka si è affermato in Africa e in Occidente attraverso il teatro e la poesia.

In particolare, è noto per aver rivalutato il teatro della tradizione nigeriana e la mitologia  Yoruba.

Ha scritto oltre venti drammi e commedie e ha adattato in un contesto africano Le Baccanti di Euripide, L’opera da tre soldi di Brecht, I negri di Genet.

Fra i suoi lavori teatrali figurano:  Il leone e la perla, Pazzi e specialisti, La morte e il cavaliere del Re, Danza della foresta, La strada, Il raccolto di Kongi.

Fra le sue raccolte poetiche: Idanre and other poems; A shuttle in the crypt; Ogun Abibiman; Mandela’s earth and other poems.

Tra le sue numerose opere pubblicate in Italia, ricordiamo: Sul far del giorno, Aké. Gli anni dell’infanzia, Dell’Africa, L’uomo è morto, e, sempre per Jaca Book, nel 2019 Il lungo cammino verso Mandelaland: del potere e della libertà .

Ha insegnato in numerose università, fra cui Yale, Cornell, Harvard, Sheffield e Cambridge, ed è membro delle più prestigiose associazioni letterarie internazionali.

Ha ricevuto diversi riconoscimenti in tutto il mondo.

Perseguitato e condannato a morte dal dittatore nigeriano Sani Abacha, Soyinka ha vissuto molti anni negli Stati Uniti.

Ritornato in Nigeria dopo la morte del dittatore, ora vive ad Abeokuta, la città nigeriana dove è cresciuto.

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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero

Foto: Wikimedia