È un po’ presto per fare delle valutazioni e anche per esprimere delle impressioni perché, in realtà, mi sono mosso pochissimo: giusto qualche piccola passeggiata sulla strada che passa davanti alla casa Sma e una puntata in centro città per questioni di documenti.

Ciò nonostante, una primissima impressione l’ho avuta. Dire che sono accoglienti è forse, un po’ scontato: tutti gli africani sono accoglienti, lo sono per tradizione, ma qui, trovo che siano proprio simpatici e amichevoli (si parla sempre in generale, naturalmente).

Mi sono accorto anche che qui essere un prete conta, che la gente ti accoglie con rispetto e si offre di aiutarti. È quello che mi è successo all’aeroporto, per esempio, dove la poliziotta al primissimo controllo, appena sceso dall’aereo, mi ha chiesto se avessi un rosario per lei, dicendomi che anche lei è cattolica.

Ne avevo uno e glie l’ho regalato, dopo di che, tutto è andato liscio, mi ha accompagnato a registrare il visto, a cambiare i soldi e mi ha affidato ad un impiegato perché mi aiutasse a recuperare i miei bagagli facilmente.

Non che io avessi niente da nascondere o che abbia ottenuto dei privilegi particolari, semplicemente, le cose si sono svolte con serenità e con il sorriso.

Anche qui, come in altri paesi africani che ho visitato, le persone comunicano fra di loro, la vita quotidiana è fatta di cose semplici e qualsiasi novità, se pur piccola, è degna di nota e se ne parla…

Così, dopo la messa di giovedì mattina nella cappella della casa SMA, a cui partecipa anche la gente del quartiere, sono uscito per sgranchire le gambe e mi sono accorto che mi conoscevano tutti, mi salutavano interpellandomi come “père David”. E pensare che qui siamo in città; figuriamoci nei villaggi…!!

Non mi dilungo sulla messa di domenica scorsa, alla parrocchia di Saint Pierre, parrocchia SMA nel cuore di Bangui. La messa è stata celebrata in sango (la lingua nazionale della Repubblica Centrafricana) per cui io, non capendo la lingua, ho un po’ “assistito”, però quello che ho capito perfettamente è stata la musica.

Chi mi conosce anche solo un po’ sa bene che io sono particolarmente sensibile al discorso musicale. Un’assemblea di qualche centinaio di persone, tutti cantano guidati da una corale ben preparata, tutti si muovono, non riescono ad ascoltare musica e rimanere fermi. In più, alla batteria c’era un ragazzino di massimo 12 anni che suonava in maniera formidabile!!!

Mentre ascoltavo pensavo che la musica è veramente un linguaggio universale eccezionale, che annunciare il vangelo in maniera così coinvolgente e frizzante è qualcosa che non può lasciare indifferenti.

Il resto delle mie giornate l’ho passato in casa SMA; ho iniziato il corso di sango con un professore di qui, in preparazione alla mia missione di Monassao, dove il francese è pochissimo parlato e conoscere la lingua locale è fondamentale.

Per il momento riesco a celebrare la messa in francese, omelia compresa; il giorno in cui riuscirò a celebrare in sango, vorrà dire che sono pronto per partire e continuare l’apprendimento sul posto perché, si sa, le lingue si imparano parlando.

I tempi non sono ancora ben definiti: tutto dipende dalla mia capacità di apprendimento e dalle condizioni delle strade.

Qui siamo in stagione delle piogge, per cui le strade sono difficilmente percorribili, una volta usciti dalla città; questo può condizionare la possibilità di spostarsi per raggiungere Monassao che si trova a qualche centinaio di km da Bangui.

Queste sono le mie prime considerazioni, ad un primo impatto; ci saranno ancora tante cose da scoprire e da imparare… un passo alla volta!

P. Davide Camorani

Foto: immagini dalla Parrocchia SMA di Bangui
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