Il premio Nobel per la letteratura 2021 è stato assegnato al romanziere tanzaniano Abdulrazak Gurnah. Motivazione dell’accademia svedese: “Per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti”. In qualche modo la sua vita.
Abdulrazak Gurnah, nato a Zanzibar, in Tanzania, nel 1948, fuggito nel 1968 quando la minoranza di origine araba veniva perseguitata, arrivato in Gran Bretagna come studente, ha iniziato a scrivere a 21 anni in esilio, in inglese, e anche se lo swahili era la sua prima lingua, l’inglese è diventata la sua lingua letteraria.
Ha debuttato nel 1987 con Memory of Departure. La poesia araba e persiana, in particolare le Mille e una notte, sono state per Gurnah una fonte d’ispirazione, così come le sure del Corano.
Ma la tradizione della lingua inglese, da Shakespeare a V. S. Naipaul, ha segnato il suo lavoro. È conosciuto soprattutto per il romanzo Paradise del 1984, ambientato in Africa orientale durante la Prima Guerra Mondiale.
Autore di altri romanzi di successo come By the sea, (2001) e Desertion (2005), dal 1987 ha lavorato come redattore della rivista Wasafiri, rivista di letterature contemporanee internazionali. Ha curato due volumi di saggi sulla scrittura africana e pubblicato articoli su numerosi scrittori postcoloniali contemporanei, tra cui V. S. Naipaul, Salman Rushdie e Zoe Wicomb.
Uno dei suoi romanzi più conosciuti è Admiring Silence (1996), un titolo parzialmente autobiografico: racconta la storia di un giovane che lascia Zanzibar ed emigra in Inghilterra dove conosce sua moglie, si sposa e diventa insegnante.
L’apice della carriera accademica in Inghilterra, Gurnah lo raggiunge diventando prima docente di letteratura e poi direttore del dipartimento di inglese nell’Università del Kent.
Si ritira dall’università sulla soglia dei 70 anni, dopo aver insegnato e coltivato a lungo l’interesse per la letteratura postcoloniale, incentrandosi particolarmente sulle aree geografiche africane, caraibiche e indiane.
Scrive dieci romanzi e diversi racconti, raccolti nel 2006 nella silloge My Mother Lived on a Farm in Africa. Tre delle sue opere – Paradiso, Sulla riva del mare e Il disertore – sono state tradotte in italiano e pubblicate da Garzanti, tutte, al momento, fuori catalogo.
La sua produzione sembra essere attraversata integralmente dalla tensione, spesso dolorosa, che accompagna la vita dei rifugiati.
Gli eroi tragici di Gurnah continuano a vivere, sovente senza lieto fine apparente, in Africa. La memoria è elemento essenziale della scrittura di Gurnah. Ma i romanzi di Gurnah, cercano di rifuggire la nostalgia per un’Africa precoloniale, selvaggia, attingendo piuttosto dalle contraddizioni che le invasioni di portoghesi, indiani, arabi, tedeschi e britannici hanno introdotto.
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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero
Foto: Wikimedia, pagine facebook The Nobel Prize