Con una giravolta ipocrita, il gigante  minerario svizzero investe nel carbone colombiano e i primi a soffrirne sono le comunità indigene della zona

La compagnia mineraria svizzera Glencore, fra i maggiori fornitori mondiali di materie prime, ha annunciato di aver completato l’acquisto di partecipazioni nella miniera di carbone di Cerrejon, in Colombia, la più grande dell’America Latina, diventandone l’unico proprietario.

Da ricordare che alla seduta conclusiva del vertice sul clima di Glasgow (COP26) la ministra dell’Ambiente della Svizzera, Simonetta Sommaruga, si è indignata per il mancato stop al carbone nella dichiarazione finale dei 197 Paesi partecipanti.

Glencore sostiene che l’acquisizione di Cerrejon è in linea con la sua strategia per affrontare il cambiamento climatico, sottolineando che lo sviluppo delle miniere di carbone colombiane è stato integrato nei suoi obiettivi di riduzione delle emissioni.

Glencore ha affermato il proprio impegno a ridurre le emissioni totali del 15 per cento entro il 2026 e del 50 per cento entro il 2035, con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero nel 2050. Difficile capire come farà dopo l’acquisizione della miniera colombiana.

Lo scorso anno, un gruppo di organizzazioni non governative, sostenute dal Global Legal Action Network, ha denunciato i proprietari di Cerrejón per “reati contro i diritti umani e ambientali”.

Le Ong hanno pubblicato un rapporto che documenta sul modo in cui la gigantesca miniera a cielo aperto di Cerrejón sia responsabile dello sfollamento forzato delle comunità indigene, dell’inquinamento costante dell’aria nel territorio di La Guajira, e della contaminazione delle fonti d’acqua.

La Corte costituzionale della Colombia ha riscontrato elevate concentrazioni di metalli pesanti nel sangue delle persone che vivono vicino alla miniera, inquinanti che possono causare gravi malattie come il cancro.

Notizia dalla newsletter Mondo Capovolto

Foto: glanlaw.org, mining-journal.com