COP è l’acronimo di Conference of Parties, la riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

La prossima conferenza mondiale si terrà a Sharm El-Sheikh, in Egitto.

I Paesi africani sono tutti decisi a dare a questa conferenza un tono diverso: che prevalgano i diritti delle popolazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici e non, come sempre gli interessi delle nazioni ricche e più inquinanti.

COP 27, si spera, sarà finalmente il momento in cui le nazioni ricche sborseranno quei fondi tante volte promessi, che in fondo non sono altro che un risarcimento da parte dei grandi inquinatori verso chi, senza colpe, ne porta le conseguenze peggiori, i cosiddetti Paesi vulnerabili.

Questi fondi, 100 miliari di dollari, serviranno per realizzare infrastrutture, sistemi di allerta contro gli eventi estremi, fornire ai contadini coltivazioni resistenti alla siccità, aumentare la produzione di energia rinnovabile, riconvertire le economie fondate sull’esportazione di fonti energetiche fossili.

Speriamo che i Paesi africani uniscano le loro forze, che inventino un nuovo Panafricanesimo fondato sull’ecologia e la lotta solidale ai cambiamenti climatici.

Quando l’Africa parla a una sola voce, parla con potenza. Milioni di africani hanno bisogno che nel 2022 i loro leader politici diventino dei leader climatici.

In alcune regioni del continente, si sta già camminando sulla via della transizione energetica.

È necessario aumentare dappertutto la produzione di energia eolica e solare, per diventare i pionieri della decarbonizzazione in tutto il mondo.

Mohamed Adow nel blog African Arguments

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