Suor Simona Villa da vari anni è chirurgo nell’ospedale di Afagnan, in Togo. Un servizio con tante difficoltà, ma che dà anche belle soddisfazioni
Svolgo il mio lavoro nell’ospedale dei Fatebenefratelli, in Togo, nel quale sono primario della chirurgia generale. La mia giornata si svolge occupandomi di malati che hanno bisogno di un’operazione.
Fin da bambina avevo questo sogno. Così ho studiato medicina all’Università di Milano con specializzazione in chirurgia. Nel frattempo è maturata la mia vocazione di religiosa.
Giovane suora e appena finita l’Università, la mia congregazione mi ha inviata in missione in Africa. Dovevo organizzare da zero il reparto della chirurgia all’ospedale.
Ero senza esperienza, sapevo fare poche cose pratiche, avevo molta paura, ma mi hanno aiutata i medici volontari francesi che venivano in supporto all’ospedale. Dopo questo primo anno travagliato tutto è stato più tranquillo, mi sono sentita di più a mio agio, più capace.
Una grande difficoltà per una suora europea che esercita la medicina in Africa è quella di adeguarsi a situazioni molto diverse da quelle a cui si è abituati. Qui in Togo non c’è il servizio sanitario per tutti: la gente semplice, quando va in ospedale, deve prepararsi a pagare tutto, anche bisturi, bende e cerotti.
La maggioranza della povera gente non può pagare queste spese, allora rimane a casa e muore senza cure.
C’è poi ancora molta diffidenza verso la medicina europea da parte della gente che vive in ambienti rurali. I togolesi hanno tendenza ad attribuire la malattia a una causa spirituale: malocchio, magia nera, influenza degli spiriti.
La malattia è quindi vista non tanto come una disfunzione fisiologica, quanto come l’effetto di un malocchio fatto da chi ti vuole male. In più c’è l’aspetto economico: curarsi da un guaritore tradizionale costa poco, spesso solo una gallina. Allora la gente preferisce andare da lui.
All’ospedale invece ci vogliono i soldi, e anche se rispetto a noi sono cifre irrisorie, per i poveri sono un ostacolo insormontabile.
E così i malati che hanno necessità di operarsi arrivano tardi, perché prima passano dal guaritore tradizionale. Noi operiamo molte peritoniti, causate dal ritardo nel ricorrere al medico.
Noi collaboriamo anche con l’Associazione San Camillo, fondata da Grégoire Ahongbonon, che cura e accoglie i malati mentali.
Per l’africano il malato mentale è posseduto da un demonio. Per questo è abbandonato a se stesso, a volte incatenato e punito con percosse, affinché espella fuori lo spirito cattivo. Tutto questo ritarda l’accesso alla medicina di tipo europeo.
Suor Simona Ventura
Misericordine di S. Gerardo