I burattinai (Ed. Socrates, 2009) è il romanzo labirintico di Renesh Lakhan, scrittore nato in Sudafrica, nella provincia del KwaZulu-Natal.
Romanzo sulle molte identità che si indossano o ci travestono nella vita. Non tutte volute, non tutte necessarie.
Possiamo dividere il romanzo in tre parti, o travestimenti.
Primo travestimento: l’identità dove risiede?
L’autore, sudafricano di origine indiana, nel suo romanzo accenna soltanto una volta alla massiccia presenza di indiani in Sudafrica. Probabilmente, però, rimane questo il suo punto di osservazione. E sono i riferimenti a La freccia nera di Robert Louis Stevenson (il travestimento per antonomasia) ad introdurci ai primi capitoli.
Secondo travestimento: quante parti recitiamo nella vita?
Protagonista del romanzo, la voce narrante, è Sunny, meticcio, come lo è Renesh Lakhan, ma figlio di un carpentiere boero afrikaner e di una donna nera. Sunny ci racconta la sua vita che attraversa, di travestimento in travestimento, i primi decenni del secolo scorso, dall’epoca coloniale alle leggi razziali (gli scontro tra inglesi e boeri, tra bianchi e meticci, tra neri e meticci), al termine, quasi a sorpresa, del regime dell’apartheid.
E ancora, della famiglia difficile, l’istruzione negata, l’incontro con Jeanny e la signorina Lindsay (i primi burattinai) e il teatro, il palcoscenico: ed è L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, che viene letteralmente messa in scena.
Terzo travestimento. Chi inventa chi?
Il romanzo, davvero avvincente, dal Transvaal si sposta a Joannesburgh, nel mondo corrotto e senza scrupoli dei bianchi. La realtà qui imita la finzione, il copione, già scritto, è solo da interpretare. “Tiene tutto sotto controllo ma qualcosa gli sfugge”, le parole del poeta/criminale David Rykmann in First rain.
Resta il dubbio: di chi ci è stata raccontata la vita?
Di un famoso criminale o è anche questo un voluto travestimento?
Il romanzo, che trae spunto dalla vita di un noto criminale sudafricano, restituisce un affresco vivido e pieno di umanità del Sudafrica del secolo scorso.
L’edizione italiana è tra l’altro arricchita di doverose note storiche, che aiutano il lettore ad orientarsi in quello che per molti versi è un romanzo storico.
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A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca Africana Borghero
Foto: facebook