Aoua Kéita nasce nel 1912 nell’allora Sudan francese (oggi Mali) in una famiglia aristocratica a discendenza patrilineare, in una cultura, quella sudanese, a forte retaggio matrilineare.

Il padre è un veterano della prima guerra mondiale ed è proprio lui ha decidere, nel 1923, di iscrivere la figlia alla prima scuola femminile del paese, a Bamako.

Questa esperienza segnerà tutta la vita futura di Aoua: deciderà del suo impegno, prima nei movimenti femminili per l’indipendenza coloniale, poi nei movimenti sindacali e, infine, nella politica.

Nel 1951 Aoua Kéita deciderà di rinunciare alla sua cittadinanza francese e di giocare un ruolo fondamentale nella creazione del Partito Democratico del suo paese, partito che sarà poi decisivo nella lotta per la liberazione dalla presenza coloniale francese.

Aoua fu la prima donna ad essere eletta in Parlamento e con la sua vita indipendente (divorziata e con un lavoro autonomo), diventerà ben presto un esempio per le generazioni femminili successive.

Medico a Dakar, poi levatrice nel suo paese e tenacemente coinvolta nella vita politica e civile del Mali, muore nel maggio del 1980. A lei oggi sono intitolati un’aula del Parlamento di Bamako e il Premio annuale per la difesa dei diritti delle donne e dei bambini.

È autrice di Femme d’Afrique: la vie d’Aoua Kéita racontée par elle même (Présence africaine, 1975), l’ autobiografia divisa in decadi, che nel 1976 ha ricevuto il Gran premio letterario dell’Africa nera, assegnato annualmente agli scrittori francofoni.

L’autobiografia è una vera e propria miniera di informazioni sull’azione politica delle donne africane e sulla loro condizione durante il periodo coloniale francese: il rapporto tradizionale uomo/donna e i cambiamenti introdotti dall’impatto con il mondo occidentale.

Il libro inizia dall’infanzia di Aoua a Bamako negli anni ’20 (lei figlia di un militare), poi la sua partenza per Gao, la scuola di medicina e il matrimonio con Mr. Diawara (anni’30).

Quindi la sua militanza civile e politica nel Partito Democratico con l’esilio in Senegal (primi anni’50). Il ritorno in Mali a Nara e il suo lavoro di levatrice, un ruolo femminile importante e delicato nella cultura tradizionale africana, per terminare con il suo coinvolgimento, sempre maggiore, nella vita sindacale e politica (metà degli anni ‘50).

Il suo successo e le responsabilità civili, fino alle elezioni parlamentari alla fine del 1950.

Femme d’Afrique è la prima voce che descrive il cambiamento della società africana dal punto di vista femminile. In particolare, ci da informazioni preziose sull’élite africana femminile e sul ruolo avuto dalle donne nel lungo processo di decolonizzazione.

C’è chi ha voluto leggere, in questa testimonianza, un confronto tra il movimento femminista occidentale e la presa di coscienza e l’unione in movimenti delle donne africane.

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A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca Africana Borghero