P. Rafael Casamayor, missionario SMA spagnolo, è uno dei pochi europei che vivono fuori della capitale Niamey. È responsabile della missione di Dosso, nel sud del Niger, al confine con il Benin. Ci descrive il calvario dei cristiani del Niger, sempre più bersaglio dei jihadisti, e la loro grande fede. Ci fa conoscere il catechista e infermiere Sanni, e i suoi sforzi per mantenere viva la sua comunità cristiana.
Da poco più di dieci anni la popolazione del Sahel vive una situazione estremamente delicata per la presenza di movimenti radicali vicini ad Al Qaeda che hanno creato grande insicurezza e paura in tutta l’area. Attualmente in Niger diverse centinaia di migliaia di persone hanno dovuto fuggire le loro case, i campi e i villaggi, per trovare sicurezza in città. Paura e sfiducia hanno fatto la loro comparsa nella società e c’è grande incertezza tra le piccole comunità cristiane in questo Paese musulmano.
I missionari, per motivi di sicurezza, non possono visitare le comunità cristiane sparse nella campagna. Esse hanno iniziato il loro cammino pochi anni fa, ma di esse non si sa molto, se continuano a incontrarsi, se pregano, se sono ancora vive.
“Noi missionari occidentali non possiamo uscire dalle città in cui viviamo senza essere accompagnati da una scorta di poliziotti armati con le loro macchine, senza alcuna discrezione” ha raccontato da Dosso p. Rafael Casamayor, missionario SMA spagnolo.
“Lo scorso anno – spiega il missionario – venne a trovarmi Sanni, catechista e infermiere in una cittadina di confine con la Nigeria, molto conosciuta e amata dalla popolazione di Farwel, a un centinaio di chilometri da Dosso. Ogni domenica riunisce la sua piccola comunità, mi ha raccontato a lungo della sua esperienza religiosa e della sua conversione per la quale ha dovuto passare attraverso ogni genere di umiliazione, disprezzo dei vicini e dei parenti fino a raggiungere uno stato di povertà e di totale abbandono.”
Grazie alle frequenti visite dell’allora sacerdote presente a Dosso, che gli spiegò i fondamenti della nostra fede fino al battesimo, la sua vita è gradualmente cambiata così come l’atteggiamento dei vicini nei suoi confronti. Sanni ha recuperato il lavoro e una vita normale, anche con un po’ più di rispetto e considerazione da parte della sua famiglia. Oggi sembra essere una persona molto amata e apprezzata in paese, la sua condizione di infermiere e il suo spirito di servizio lo aiutano a farlo.
Recentemente Sanni ha fatto queste confidenze a p. Rafael: “Padre, oggi non puoi venire nel nostro villaggio. La situazione è diventata molto complicata. Ogni giorno vediamo giovani in sella a enormi motociclette che vanno e vengono dalla Nigeria, jihadisti, carichi di droga e chissà cos’altro.
Per ora, se il missionario non può venire nei nostri villaggi, possiamo noi venire a stare qualche giorno con lui, per condividere la nostra fede e vedere insieme cosa si può fare per il futuro.”
Da Agenzia Fides