Nonostante – o per effetto – della guerra in Ucraina, la Russia sta estendendo sempre più la sua influenza militare ed economica nel continente africano. Una tendenza che sta creando non pochi problemi alla Francia, soprattutto nel Sahel.

L’ondata anti-Macron in Burkina Faso

Basta osservare ciò che sta accadendo in Burkina Faso per comprendere la frattura enorme creatasi tra la Francia e una parte dell’Africa. Dall’inizio del 2023, nel paese che diede i natali a Thomas Sankara, si stanno verificando numerose manifestazioni anti-francesi.

Un malcontento in cui si amalgamano, forse in modo non omogeneo e coerente, diversi fattori. Tra questi, vi è l’incapacità dimostrata dai militari francesi nel proteggere la popolazione dagli attacchi terroristici di matrice jihadista. A ciò si aggiunge la crisi economica dovuta agli strascichi della pandemia e alle ripercussioni della guerra in Ucraina. Inoltre, sembra che il passato coloniale francese sia ancora una sorta di incudine che fa vacillare sia la vecchia madrepatria, sia l’ex colonia, tutto ciò a vantaggio della Russia.

Diversi analisti e giornalisti stranieri, in primis Thomas Eydoux di Le Monde, sottolineano come la Russia stia mettendo in atto, ormai da tempo, una strategia di disinformazione per il tramite dei social.

Secondo Eydoux, i condizionamenti russi avvengono grazie all’influenza del famigerato gruppo Wagner che utilizza influencer e gruppi locali, in questo caso del Burkina. E questo tipo di strategia si sarebbe attuata già in Mali, in Madagascar e in parte in Centrafrica.

La longa manus del gruppo Wagner, anche in Africa

Cartina dei Paesi africani in cui si è attuata una massiccia campagna di disinformazione

Il gruppo Wagner può essere definito come attore militare o paramilitare della Federazione Russia. Il governo statunitense, attraverso John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha etichettato il gruppo Wagner come “organizzazione criminale internazionale, che commette vaste atrocità e abusi dei diritti umani”. Anche l’ex Presidente francese François Hollande ha accusato il gruppo Wagner definendolo “gruppo neocoloniale”.

Oltre all’azione militare, il gruppo Wagner è molto attivo anche nel web, diffondendo fake-news tramite i social o manipolando informazioni. Ciò si verifica non solo in relazione alla guerra in Ucraina, ma anche in altri contesti e Stati, che varcano le frontiere dell’Europa.

In Ucraina il gruppo Wagner ha reclutato prigionieri africani in cambio della loro successiva libertà. È stato il caso di Lemekhani Nathan Nyirenda, giovane di 23 anni nato in Zambia, e Nemes Tarimo, tanzaniano di 33 anni. Erano stati arrestati in Russia, non nella stessa circostanza, ma per lo stesso reato, ovvero detenzione di stupefacenti. In cambio del loro reclutamento nel conflitto in Ucraina è stata promessa loro la libertà. Nemes Tarino è morto in Ucraina, per una nazione che non gli aveva dato né i natali, né una preparazione alla guerra, né una protezione.

Dalla Francia alla Russia

Il gruppo Wagner, in Africa, ha condizionato e condiziona la situazione politico-economica in varie nazioni. In Mali, l’esercito francese (massicciamente presente dopo l’operazione Barkhane) è stato costretto a ritirarsi sempre per l’ingerenza del gruppo Wagner negli affari interni di una nazione instabile da oltre un decennio.

In Burkina Faso si stanno sviluppando simili dinamiche già viste in Mali. Nell’arco di un breve periodo, tra il 2021 e il 2022, in Burkina si sono verificati due colpi di stato. L’ultimo ha portato al potere Ibrahim Traoré, il quale sta ormai orientando gli interessi del “paese degli uomini integri” in direzione non più della Francia, ma della Russia.

Con la conferma del ritiro delle truppe francesi dal Paese, migliaia di persone sono scese nelle vie della capitale burkinabé inneggiando alla sovranità del Burkina Faso. Slogan contro l’imperialismo, contro la politica francese, contro Macron si sono susseguiti nel corso della giornata di sabato 28 gennaio 2023.

Ma a questo punto ci chiediamo: davvero la sovranità ritornerà ai burkinabé dopo che i militari francesi avranno lasciato il paese, o la longa manus della Francia verrà solo sostituita da un altro attore straniero, la Russia?

Sembra proprio che l’Africa rimanga ancora al centro degli interessi geostrategici globali e, ancora, le sue risorse, non solo minerarie, si trasformano in ricchezza che fuoriesce dalle frontiere africane.

a cura di Silvia C. Turrin

Foto: commons.wikimedia.org; africacenter.org