L’Africa ti insegna che l’uomo è una piccola creatura, in mezzo a tante creature, in un grande panorama.
Troviamo questa affermazione di grande respiro, nelle pagine di Racconti africani (Ed. Feltrinelli), scritto nel 1956 dalla grande scrittrice Doris Lessing (Kermanshah 1919-Londra, 2013), Premio Nobel per la letteratura 2007.
Tre continenti vivono nelle sue pagine: Europa, Asia e Africa
Lo sfondo a questi undici racconti, tra i più suggestivi che siano mai stati scritti sull’Africa, è il paesaggio della Rhodesia, l’attuale Zimbabwe, dove Doris Lessing ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza quando questa regione faceva parte dell’impero britannico.
Doris Lessing è sempre stata soprattutto una narratrice. Nei vari romanzi e racconti la presenza della sua voce narrante – direttamente o indirettamente – è molto tangibile, è lei che conduce e scandisce i ritmi della lettura.
In Sorriso africano. Quattro visite nello Zimbabwe (Ed. Feltrinelli), la voce narrante è poi la vera protagonista del libro, resoconto africano di ricordi, memorie e impressioni vissute dalla stessa autrice. Doris Lessing ha vissuto in Africa per circa trent’anni, costretta poi ad allontanarsi dallo Zimbabwe per motivi politici, perché considerata indesiderata dal governo coloniale, si è in seguito stabilita a Londra, città da lei molto amata.
L’Africa e l’Inghilterra diventano così i riferimenti principali della sua letteratura e dei suoi numerosi romanzi: gli africani e gli inglesi i suoi protagonisti (Cfr. Racconti londinesi, Ed. Feltrinelli).
Sorriso africano è un lungo e piacevole resoconto dei quattro viaggi (ritorni) compiuti tra il 1982 e il 1992 dalla Lessing. Personaggi, posti, nomi di luoghi e di città, la natura, gli animali, i rapporti tra bianchi e neri, il sistema scolastico, i movimenti politici indipendentisti africani, l’introduzione dei mass-media, la nuova coscienza che l’africano ha di sé (soprattutto le donne), gli spazi lasciati dalla fine di una lunga presenza coloniale, la mal sanità: sono gli argomenti che si intrecciano nell’arco di dieci anni – importantissimi per la vita politica dello Zimbabwe – per mettere in evidenza i cambiamenti avvenuti.
L’Africa che l’autrice ritrova ci viene descritta come un continente in continuo movimento: allo stesso tempo in rivolta ma alla ricerca di giustizia sociale, di parità di genere. I problemi ancora tantissimi, le diseguaglianze enormi.
Non c’è tuttavia nella sua narrazione nostalgia per il periodo coloniale (lo ha sempre ritenuto ingiusto e la sua vita da attivista lo ha dimostrato), ma si avverte nettamente nel suo sguardo quanto i diversi capi locali – i piccoli e i grandi – siano malati della stessa burocrazia e dello stesso particolarismo degli amministratori occidentali.
Doris Lessing ha dipinto il quadro di un paese giovane, bello, ricco di contraddizioni e rabbie, nel quale la presenza dei bianchi è ancora molto forte, con problemi vecchi e nuovi, ma in un certo senso rovesciati.
Il suo sguardo rimane pacato, positivo, di chi sa osservare con una certa distanza la situazione e sorridere delle contraddizioni umane.
La motivazione all’assegnazione del Premio Nobel era stata:
“Questa cantrice con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”.
Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero
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