Yewande Omotoso è nata nell’isola di Barbados nel 1980 ed è cresciuta in Nigeria. Nel 1992, appena dopo la fine dell’apartheid, si è trasferita in Sudafrica. Scrittrice di lingua inglese, architetto e designer, ha pubblicato il suo primo libro, Bom Boy (Modjaji books) nel 2011 – storia di un ragazzo accusato di essere uno stolker – aggiudicandosi il South African Literary Award per la migliore opera d’esordio. È figlia dello scrittore e drammaturgo nigeriano Kole Omotoso e sorella del regista, sceneggiatore e attore, Akin Omotoso. Attualmente vive a Johannesburg.

Con La Signora della porta accanto (66th and 2nd 2016, traduzione di Natalia Stabilini), è entrata nella longlist del Baileys Women’s Prize for Fiction 2017 ed è stata tra i finalisti dell’International Dublin Literary Award 2018.

“Hortensia è nera e scontrosa, Marion bianca e snob. Da quasi vent’anni vivono una accanto all’altra a Katterijn, un’enclave di una quarantina di case in un sobborgo di Città del Capo. Vent’anni di ostilità e disprezzo reciproco, di futili litigi. Ad accomunarle è il successo ottenuto sul lavoro, in un’epoca in cui le donne in carriera erano rare: se Marion è riuscita ad aprire uno studio di architettura con più di trenta impiegati, Hortensia ha fondato un’azienda tessile diventando una «guru del design». Ormai ottantenni e vedove, le due anziane continuano a detestarsi apertamente finché un evento inaspettato non le costringe a una convivenza forzata.

Yewande Omotoso rappresenta con maestria il tema delicato del razzismo, senza però renderlo centrale nel racconto. Lei stessa afferma di non aver voluto essere portavoce del popolo sudafricano, non essendo del resto originaria del Paese. Questo elemento viene ripreso nel personaggio di Hortensia, proveniente dalle Barbados e trasferitasi solo in seguito nel quartiere di Katterijn. Oltretutto Omotoso si è ispirata alla nonna per creare questo personaggio, rispecchiando le amarezze di una persona ormai alla fine dei suoi giorni. Con sguardo lieve e senza mai perdere l’ironia, Yewande Omotoso dà vita a un racconto sull’emancipazione femminile, sull’impatto del colonialismo nella società sudafricana e, soprattutto, su una materia spesso elusiva: l’amicizia”.

Nel 2022 è stato pubblicato in Italia, sempre da 66th and 2nd, per la traduzione di Emilia Benghi, Un lutto insolito, l’ultimo e atteso romanzo:

“Yinka non c’è più. Quella sua figlia di una magrezza feroce, alta, bella, la stessa che da piccola passava ore a disegnare, concentrata in modo quasi innaturale sul foglio, è morta. Eppure Mojisola cosa sa davvero di lei, della donna che era diventata? Dopo che era andata via da Città del Capo, mesi prima, si erano sentite a malapena, telefonate brevi, le solite domande, le medesime risposte: «Sì, ho mangiato. Sì, ho fatto la spesa. Sì, mi copro bene. Il lavoro va bene. Io sto bene». Troppo poco per una madre. E allora Mojisola va a Johannesburg, si aggira per l’appartamento della figlia, dorme nel suo letto, segue le tracce che ha lasciato sul computer, sul cellulare, come un detective in un poliziesco. Spuntano persone – il misterioso D-Man, con cui Yinka chattava in un sito di incontri, PM, due iniziali dietro cui si cela chissà chi, Zelda Petersen, la brusca padrona di casa con cui instaura un’amicizia a base di tè e marijuana. E dettagli – i disegni di Yinka, le sue abitudini, i suoi segreti. Calandosi nei panni della figlia, vivendo letteralmente la sua vita, Mojisola riesce a comprendere meglio sé stessa, scavando a fondo nel dolore della perdita e nelle varie forme che assume, ma anche esplorando territori sconosciuti, una nuova consapevolezza di sé e dei propri desideri. Una libertà, insomma, che non può cancellare la sofferenza ma può regalarle un futuro”.

A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero


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