Ousmane Sembene  (Ziguinchor, 1923 – Dakar, 2007) viene considerato tra i più grandi autori e cineasti della cultura africana del Novecento. Nato in Senegal nel 1923, quest’anno ricorre il centenario della sua nascita; nell’arco della sua vita si è dedicato al cinema e alla narrativa, affrontando, in entrambi i casi, il tema del crollo della cultura tradizionale africana a causa del colonialismo e della conseguente perdita di identità.

Figlio di pescatori, viene affidato ad uno zio per la sua istruzione, dimostrando da subito un carattere molto determinato. Nel 1937 prende a schiaffi il direttore del suo istituto, di origine francese, che pretendeva di insegnare il dialetto corso ai ragazzini senegalesi. Arruolatosi nelle truppe coloniali francesi come artigliere nel 1942, comincia ad interessarsi di politica.

Dopo la guerra si ritrova a Marsiglia come portuale e partecipa attivamente alla vita della locale comunità africana. Si iscrive al Partito Comunista Francese e si appassiona di letteratura africana e négritude grazie ad alcuni libri letti nella biblioteca del sindacato.

Da nessuna parte si riusciva a trovare la descrizione di un africano responsabile del suo destino. È questo che mi ha fatto rivoltare, mi ha spinto a scrivere.

Dal 1956  vengono pubblicati i suoi primi romanzi.

Sembène viaggia in U.R.S.S., Cina e Vietnam del nord. Conosce numerosi intellettuali: tra i molti Jean Paul Sartre, Paul Éluard, Aimé Césaire e Mongo Beti.

Tornato in Africa, negli anni sessanta, inizia a dedicarsi al cinema, considerandolo una forma d’arte più immediata per il suo popolo, analfabeta all’80 per cento, e trova in Unione Sovietica la sua formazione come cineasta.

Ritorna definitivamente a Dakar negli anni settanta come regista.

Considero il cinema un mezzo di azione politica. Ciononostante non voglio fare dei film manifesto. I film rivoluzionari sono un’altra cosa. In più, non sono così naif da pensare di poter cambiare la realtà senegalese con un singolo film. Ma penso che se ci fosse un gruppo di registi che realizzasse film con lo stesso orientamento, noi potremmo in piccola parte modificare lo stato di cose presenti.

In italiano sono stati pubblicati alcuni lavori di Ousmane. Nel 1991 La nera di da Sellerio e Il fumo della savana da Edizioni Lavoro.

La nera di… è conosciuto soprattutto nella sua versione cinematografica, scritta e diretta dallo stesso Ousmane nel 1966. Il film, di produzione franco-senegalese, è stato presentato al Festival di Cannes nel 1966. Tratto da una novella precedente di Ousmane, Voltaïque, è il primo lungometraggio di finzione girato da un regista africano.

Non è ancora un film interamente africano, la lingua è il francese e buona parte dell’ambientazione si svolge in Costa Azzurra, ma parte della produzione, i tecnici, la musica e metà degli attori sono africani.

È un capolavoro: la trama oscilla tra un colonialismo “felice”, illusioni, fine di un’epoca e la tragedia finale. Lo si trova su YouTube: da vedere.

Proprio in questo mese di ottobre 2023, AIEP editore, collana Melting pot- storie dell’altro mondo, ha pubblicato Niiwam, per la traduzione di Silvia Carli.

Il libro contiene due racconti brevi di Ousmane sul tema difficile del viaggio/cambiamento.

La scrittura di Ousmane è tanto chiara quanto disseminata di immagini dense di significati, che scorrono come i fotogrammi di una pellicola.

Il libro è stato presentato in anteprima da Aiep Editore all’Edizione 2023 del Book Pride di Genova, in collaborazione con la Biblioteca africana Borghero.

Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero