Dal 30 novembre al 12 dicembre, a Dubai (Emirati arabi uniti) si svolge un evento cruciale per il futuro del pianeta, ovvero la 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 28). Questo importante vertice mondiale vedrà riuniti più di 60mila delegati.

Oltre agli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (CCNUCC), vi parteciperanno, tra gli altri, anche esponenti del settore industriale e rappresentanti delle comunità indigene.

Un ruolo centrale – ma spesso sottostimato o criticato o addirittura ignorato – lo rivestiranno ancora una volta tanti giovani attivisti, impegnati a porre al centro dei dibattiti e delle azioni politico-economiche la questione climatica (come avevamo per esempio sottolineato parlando dell’attivista ugandese Vanessa Nakate).

Tra i giovani che saranno presenti alla COP28 figura Ineza Umuhoza Grace. Nata in Ruanda nel 1996, si è fatta conoscere a livello internazionale per i suoi progetti e iniziative inerenti la giustizia climatica, ma anche la giustizia sociale e di genere.

Spesso definita “eco-femminista”, Ineza Umuhoza Grace è certamente una delle voci africane più brillanti in tema di ambiente. Lei, gli effetti della crisi climatica in atto li ha vissuti sulla sua pelle, quando da bambina è stata testimone di un alluvione, che ha distrutto la sua casa. Le piogge erano così forti che hanno lasciato una profonda devastazione. Sono fenomeni piovosi sempre più intensi dovuti alla crisi climatica. Piogge devastanti per le abitazioni precarie, per i campi coltivati, per chi è più fragile socialmente.

Laureata in ingegneria ambientale, Ineza Umuhoza Grace ha fondato l’Ong The Green Protector, con cui vengono sostenuti progetti volti allo sviluppo sostenibile, con la partecipazione attiva delle giovani generazioni.

Ineza Umuhoza Grace è anche co-fondatrice e coordinatrice globale della Loss and Damage Youth Coalition, organizzazione internazionale attiva nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi climatica. Occorre maggiore consapevolezza, a livello politico, economico e civile, sugli eventi meteorologici estremi.

Inondazioni, tempeste, siccità e incendi sconvolgono la vita di chi già sperimenta tante difficoltà, abitando in zone povere, vulnerabili e a rischio di calamità naturali. È un paradosso che coloro che, in pratica, non hanno provocato e accelerato il cambiamento climatico soffrano in realtà di più rispetto ai veri responsabili delle emissioni di gas serra.

Papa Francesco si era espresso proprio su questo affermando:

“Di fronte a un’emergenza climatica, dobbiamo prendere opportuni provvedimenti, per poter evitare di commettere una grave ingiustizia nei confronti dei poveri e delle future generazioni”.

La parola d’ordine della COP28 è “accelerare”. Accelerare non certo il cambiamento climatico, ma le decisioni e le attuazioni di politiche e programmi diretti a contrastarlo.

Non basta più discutere di quali misure adottare, ma occorre stabilire come realizzarle.

Anche su questo, Papa Francesco si era già espresso in occasione della Giornata della Terra, il 22 aprile 2021, affermando che:

“La crisi covid e la crisi climatica dimostrano che non abbiamo più tempo per aspettare. È urgente, e come ha insegnato il Covid-19, noi abbiamo i mezzi per affrontare la sfida. Abbiamo i mezzi. Adesso è il momento di agire, siamo al limite”.

Attivisti del clima come la ruandese Ineza Umuhoza Grace e l’ugandese Vanessa Nakate possono aiutare “i grandi e i potenti” della Terra a salvare il nostro meraviglioso pianeta.

Alla COP28, sebbene per motivi di salute non potrà essere presente, un ruolo di primo piano lo avrà certamente Papa Francesco, attraverso i suoi messaggi e il suo impegno nella protezione della nostra unica e sola Casa Comune. Sin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha sempre posto al centro della sua attenzione anche la questione della crisi climatica, come testimoniano l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum” e la Lettera Enciclica “Laudato Si”.

“È un obbligo morale cooperare alla guarigione del pianeta ed essere custodi dell’ambiente naturale con la vocazione di prendersene cura”.
Papa Francesco

a cura di Silvia C. Turrin

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