Ken Bugul, pseudonimo di Mariètou Mbaye Biléoma, in lingua wolof significa “nessuno mi vuole”. È nata nel 1948 in Senegal e scrive in lingua francese. Dopo essersi diplomata in lingue, si è specializzata in sviluppo e pianificazione familiare e ha lavorato in numerosi paesi africani come funzionaria internazionale.
Vive a Porto-Novo in Benin, dove dirige Collection d’Afrique, un centro di promozione d’opere culturali, oggetti d’arte e d’artigianato. Nelle sue opere si occupa principalmente dei diritti della donna. Ha ricevuto il Grand Prix Littéraire de l’Afrique Noire.
Ken Bugul è anche il nome della protagonista dei suoi primi romanzi – semi autobiografici- clamorosi successi letterari. Le baobab fou (NEA, 1983), la dolorosa storia dell’autrice che, dopo aver vinto una borsa di studio, parte alla volta dell’Europa, ma invece di vivere l’avventura edificante e arricchente che aveva sempre sognato, si scontra con una società misogina e razzista, cadendo nel baratro della depressione e nel tunnel dell’alcol, della droga e della prostituzione (cfr. Buchi Emecheta, Cittadina di seconda classe). Al primo romanzo fanno seguito Cendres et braises (L’Harmattan, 1994) e il terzo volume Riwan et le chemin de sable (Présence africaine, 1999), il romanzo della riconciliazione, un elogio della società tradizionale africana. Ken Bugul, con la sua esuberanza atlantica, arrivata a Massawa scopre un’Africa che l’affascina all’istante.
In italiano sono stati tradotti da Baldini Castoldi Dalai :
– Dall’altra parte del cielo (2004) Un lungo monologo in cui la nostalgia per la perdita della madre si alterna alla collera e alla frustrazione. Una madre che dopo aver lasciato la propria famiglia per ragioni misteriose, ha abbandonato la figlia a soli sette anni in una stazione per occuparsi di Samanar, la figlia della sorella. Il romanzo ricostruisce una fitta e complessa rete di legami familiari, in cui fratelli e sorelle, zii e nipoti danno voce a memorie spesso sepolte.
– La ventottesima moglie (2006) In questo romanzo, l’autrice racconta di come, a trentadue anni, si si sia dovuta sposare con un anziano capo spirituale della confraternita murid del Senegal, che aveva già ventisette mogli. Donna colta, laureata e occidentalizzata, dopo un lungo soggiorno in Belgio, ritorna alla casa materna, entrando a far parte con il matrimonio di un piccolo universo tradizionale, quello poligamico. Sebbene spesso obbligate a sposarsi ancora adolescenti e utilizzate come merce di scambio fra famiglie, nonché costrette a dividersi tra tante un unico marito, le donne conquistano nella corte del vecchio saggio un equilibrio che ancora non conoscono. Attraverso la voce di una donna, il libro cerca di spiegare i significati profondi della poligamia.
– La moneta d’oro, nella traduzione di Ombretta Marchetti, ( 2008) Dopo l’iniziale euforia portata dall’indipendenza, la popolazione ridotta in miseria dagli abusi dei padroni vecchi e nuovi, abbandona le proprie case per tentare la fortuna nella capitale Yankar. Anche Ba’ Mosè, padre di Mosè, deve prepararsi al grande esodo. Ha con sé un’antica moneta d’oro, appartenuta a Condorong, creatura straordinaria giunta da un altro pianeta. Secondo un’antica credenza essa può conferire potere e ricchezza a chi la possiede, a patto di non venderla mai. Ma le sue aspettative incontreranno solo delusioni.
E, più recentemente, da Feltrinelli, Charlie Brown, l’amico di Massawa, il racconto surreale pubblicato nel 2021 nell’antologia Africana, raccontare il continente al di là degli stereotipi, a cura di Chiara Piaggio e Igiaba Sciego , pp. 67-70.
Ken Bugul associa la sua scrittura a un bisogno terapeutico. Conduce laboratori di scrittura in Guinea e Senegal, per studenti, disoccupati e in Francia per detenuti .
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero
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