Nel corso del 2023, l’Unesco ha adottato un piano importante per la valorizzazione del patrimonio, non solo culturale, ma anche paesaggistico, architettonico-storico del continente africano.

Denominato “Strategia per il patrimonio mondiale in Africa”, questo piano include una serie di obiettivi e di azioni concrete da sviluppare nell’arco dei prossimi sei anni, sino al 2029.

Ciò significa che l’Unesco investirà nella formazione di esperti e offrirà un maggior sostegno sia economico, sia tecnico al fine di permettere ai vari Stati africani di proteggere meglio le loro numerose e incredibili ricchezze storiche, architettoniche, culturali. Un patrimonio che appartiene all’umanità intera e che tutti, nel piccolo e nel grande, hanno il dovere e il compito di tutelarlo.

Perché questa scelta da parte dell’Unesco?

Questa strategia di valorizzazione del patrimonio africano deriva da una constatazione: del totale dei siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, quelli dell’Africa sub-sahariana sono meno del 10%. Eppure, nelle varie nazioni di questo variegato continente  sono presenti – e talvolta nascosti o dimenticati – reperti e siti di pregio, molti dei quali necessitano proprio di investimenti per la loro conservazione.

Un primo, importante ed effettivo passo è stato già compiuto nel corso del 2023. Sono state infatti stabilite cinque nuove iscrizioni di siti africani nella Lista Unesco, portando così a 100 i siti africani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Tra i nuovi siti inseriti vi sono:  il “Parco Nazionale di Nyungwe” e i “Siti commemorativi del genocidio: Nyamata, Murambi, Gisozi e Bisesero”, in Ruanda.

Inoltre, nello spirito di una collaborazione transnazionale, è stata promossa l’estensione dal Togo al Benin, del sito di Koutammakou, la terra dei Batammariba, ovvero dei Tamberma. Una scelta che evidenzia come due o più nazioni possano essere unite e collegate da una tradizione culturale comune.

a cura di Silvia C. Turrin

Foto: wikipedia.org

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