Era il 1984 quando padre Godfrey Nzamujo, dalla Nigeria, giunse in Benin. Dopo soli 12 mesi dal suo arrivo, il sacerdote domenicano creò il Centro Songhaï: l’intento era quello di sensibilizzare le persone, e in particolare i più giovani, verso la questione ambientale.
In oltre tre decenni il Centro Songhaï, situato alla periferia della capitale Porto-Novo, si è sviluppato e si è fatto conoscere anche oltre i confini dell’Africa.
Merito di padre Godfrey Nzamujo, che ci ha creduto sin dall’inizio, tanto da ampliare le sue conoscenze studiando microbiologia, elettronica e scienze dello sviluppo presso l’Università della California.
A spronarlo ancor di più nel progetto furono la grande siccità e la carestia in Etiopia, negli anni ’80. Padre Nzamujo, appoggiato da un gruppo di persone desiderose come lui di restituire all’intero continente africano dignità e orgoglio attraverso la valorizzazione delle sue ricchezze ambientali, gettò le basi del Centro Songhaï.
Un nome ispirato all’omonimo Impero sorto tra il XV e il XVI in Africa occidentale, la cui esistenza è stata marcata da un luogo periodo florido e da una grande civiltà.
“All’inizio nessuno ci credeva – ricorda Padre Nzamujo –, né i religiosi del mio ordine, né i miei genitori e i miei amici. Ma ero convinto che il domani sarebbe stato diverso, perché Dio ci avrebbe aiutato a rimuovere le ingiustizie”.
Il sogno divenne realtà. E anzi, il successo in Benin ha permesso la creazione di centri ecologici simili anche in altri 15 Paesi africani, grazie al sostegno al Programma delle nazioni Unite per lo Sviluppo.
Il Centro Songhaï promuove pratiche di agro-ecologia, attraverso la creazione di città rurali verdi. L’elemento centrale è la pratica dell’agricoltura integrata e biologica, quindi rispettosa degli equilibri dell’ambiente.
Ciò significa che non vengono utilizzati prodotti chimici. Tutti i residui organici vengono recuperati tramite la creazione di compost. Importante è anche la produzione di bioenergia, che viene usata per cucinare, riscaldare e illuminare gli ambienti domestici. Parole d’ordine sono: produzione agricola bio e zero rifiuti.
Come affermano i responsabili del Centro Songhaï, questo approccio trasforma il settore primario (agricolo) nel motore di crescita rurale ed è la base dello sviluppo di altri settori, legati all’industria e ai servizi.
In Benin, è diffuso l’interesse verso l’ecologia e verso pratiche agricole sostenibili, come dimostra il programma “Chiesa Verde” della diocesi di Cotonou.
Lanciato il 16 marzo 2023 da mons. Roger Houngbédji, arcivescovo di Cotonou, questo programma di prefigge a salvaguardare la terra, “nostra casa comune”, contrastando al contempo la crisi climatica.
È per questo che mons. Roger Houngbédji, agli inizi di gennaio del 2024, insieme a un gruppo di sacerdoti e laici della diocesi di Cotonou, si è recato al Centro Songhaï, per creare una sorta di ponte, valorizzando così le pratiche agro-ecologiche e l’implementazione delle energie rinnovabili.
Lo scambio di conoscenze, il dialogo e il confronto fra questi importanti progetti ecologici in Benin non può che far bene alla terra, all’ambiente e alle popolazioni locali.
A cura di Silvia C. Turrin