Cari lettori del Campo, in tutto questo numero è presente una forte contrapposizione tra la vita e la morte. Il “la” ce lo dà la riflessione di Wael Farouq nella rubrica “Spiritualità”, riflessione che oppone la morte dell’attentatore suicida alla vita dell’amore, insegnato dalle religioni.

In tanti articoli si sottolinea l’importanza della fede che rigenera e ridona vita: attraverso il battesimo donato ad un’anziana signora africana, attraverso il semplice ascolto delle sofferenze e difficoltà altrui e la preghiera reciproca, attraverso la fiducia che Dio opera sempre in maniera nascosta anche laddove noi non pensiamo. Padre Christian riprende l’immagine del seminatore a proposito dell’opera dei sacerdoti e dei catechisti in parrocchia: . importante “seminare largamente sempre e dappertutto”. Fede significa amore, apertura, accoglienza, luce, gioia.

In altri articoli si contrappongono immagini di morte: ad esempio l’immagine di chiusura trasmessa dal filo spinato di Ceuta e Melilla in Marocco, usato per respingere i migranti; l’immagine delle arachidi che, invece di essere usate come sementi per far crescere un nuovo raccolto, sono mangiate subito. Morte significa odio, chiusura, respingere, sfiducia, tristezza.

Rileggiamo nella Bibbia già questa contrapposizione, nel libro del Deuteronomio: “(…) io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita perch. viva tu e la tua discendenza amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a Lui (…)”.

Con queste immagini in testa ci avviamo verso il Natale. Facciamo tesoro delle riflessioni che ne scaturiscono e… buon cammino di ri-nascita!

La Redazione

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