La fatica del credere
Le guerre in mezzo alle quali ci troviamo pensavamo fossero solo retaggio di un passato archiviato; le difficoltà del con-vivere con l’aggressività che si sprigiona a ciclica scadenza pensavamo che potessero essere risolte; la fame nel mondo così come le vecchie e nuove pandemie credevamo di poterle debellare.
Così non è stato e così non è.
Che dire poi delle divisioni, degli scandali, che hanno scosso la Chiesa, degli attacchi al Papa, delle riforme mal digerite.
Ci sarebbe da perder la speranza e suscitare nuovi interrogativi: perché tutto questo, Signore? Dove sei? Dove t’ascondi? – direbbero i classici.
Ma le difficoltà, le crisi di fede non sono però solo quelle che incrociano la nostra vita quotidiana.
Perfino la risurrezione del Signore ha avuto difficoltà ad essere creduta. Questo è tanto vero che i vangeli non si accontentano di parlarcene una sola volta, ma ci presentano diverse apparizioni del Risorto. Anche ai primi la risurrezione sembrava troppo bella per essere vera.
Lo “speravamo” dei discepoli di Emmaus fa parte di un bagaglio che ci fa compagnia costantemente.
La forza della speranza
Eppure, la risurrezione del Signore è il fondamento della nostra vita cristiana. Non per nulla l’apostolo Paolo scrive: “se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede”.
Sì, è proprio la fede nella risurrezione che può aiutarci a leggere e rileggere sempre la nostra vita in modo da lasciar aperti nuovi varchi alla speranza.
Al momento dell’ultima cena di Gesù con i suoi, i presagi erano nerissimi; nulla di buono all’orizzonte, Gerusalemme rimaneva la città dove morivano i profeti, dove potevano
spezzarsi i sogni, dove tutto poteva aver fine.
Eppure, è proprio da quella crisi profonda, forse la più importante, che è nata la Chiesa.
Eppure, è proprio da quel corpo straziato, deposto furtivamente in un sepolcro altrui, che è scaturita la vita, per Lui e per tutti.
Eppure, è proprio quando non si aspettano più nulla che ricomincia tutto.
È a questo spirito pasquale che siamo costantemente richiamati nella certezza che, nelle mani di Dio, non c’è nulla che non possa aprirci a nuovi e impensati orizzonti.
L’annuncio della Pasqua
Da ultimo sorge prepotente dal sepolcro l’invito ad annunciare la vittoria della vita sulla morte, su tutte le morti, del coraggio su tutte le paure, di novità di vita su pensieri, parole e comportamenti che generano morte.
La nostra missione rimane allora proprio questa: annunciare al mondo che la morte è vinta, che il bene può vincere il male, che l’uomo può essere migliore di quello che è stato, che la speranza può dare fiato alle vele della nostra vita, che quell’annuncio di vittoria può essere posto sulle fragili labbra di ognuno di noi.
“Com’è bella una Chiesa che corre per le strade del mondo! Senza paure, senza tatticismi e opportunismi; solo col desiderio di portare a tutti la gioia del Vangelo. A questo siamo chiamati: a fare esperienza del Risorto e condividerla con gli altri” (Papa Francesco).
P. Renzo Mandirola