Metà anno è trascorso dalla sua partenza in Benin ed ecco alcune notizie di Anselmo Fabiano, ricche di spiritualità missionaria che respira ogni giorno in compagnia degli altri seminaristi SMA.

Quaranta seminaristi, cinque formatori, quindici nazionalità, dieci mesi: sono questi alcuni degli ingredienti di questo anno internazionale di spiritualità qui a Calaví. Ormai è passato già un po’ di tempo dal mio arrivo qui in Benin, i mesi sono trascorsi davvero velocemente.

Se penso al mio arrivo senza valigie all’aeroporto di Cotonou, mi sembra passato un sacco di tempo e tante sono le esperienze che porto nel cuore.
Di strade polverose ne ho percorse, i passi fatti mi hanno sicuramente arricchito e non posso che rendere lode al Signore.

In questi mesi ho intessuto tante relazioni e ho gustato il valore della fraternità, la bellezza di camminare insieme agli altri per guardare il mondo con occhi nuovi, con l’aiuto di chi ha fatto con me  anche solo qualche passo. Questi miei compagni di cammino sono diventati anche maestri di vita nella quotidianità semplice e condivisa, e ci siamo lasciati trasformare e rinnovare ogni giorno dalla forza dello Spirito.

Qualche mese fa ho ricevuto il mio battesimo africano con la prima malaria che mi ha fatto sperimentare e toccare con mano la fragilità del mio corpo. Una piccola puntura di zanzara mi ha messo al tappeto e mi ha dato una grande lezione di vita. Mi ha insegnato ad accettarmi con i miei limiti, accogliendo con fiducia e fede anche i momenti di malattia e di fatica.

Dopo questi mesi di “spiritualità” mi sono reso conto che essere missionari è innanzitutto una questione di cuore. Non conta l’età, il luogo di provenienza, le competenze, il sapere o il parlare tante lingue…

Il missionario è un uomo innamorato del Vangelo e della vita.

Penso a padre Didiè, missionario da quasi 50 anni in Benin. Uomo semplice e umile, di un’umanità disarmante e dal sorriso contagioso. Innamorato dei “suoi” poveri e dei giovani di questa periferia.

Missionario che si è donato totalmente per annunciare quel Gesù che ha toccato la sua vita e lo ha reso strumento della tenerezza e dell’amore di Dio in mezzo ai più poveri.

Penso a padre Giovanni, missionario dai capelli bianchi, ma dal cuore giovane e palpitante, appassionato e instancabile a volte nonno e padre di tutti noi, missionari in erba. Sempre attento e disponibile per una buona parola e un saggio consiglio.

Testimone di una fede incrollabile, della speranza di chi si fida sempre del Signore e della carità che si fa vita ogni giorno.

Perché come dice il proverbio: l’anziano seduto vede più lontano del giovane sulla cima dell’albero.

Penso al nostro fondatore e ai tanti che lo hanno seguito e sono stati con la loro vita, missionari dal profondo del cuore.

Allora mi auguro e vi auguro che questo tempo verso la Pasqua possa essere un tempo prezioso per trasformare e rinnovare il nostro cuore e riscoprire la bellezza di essere discepoli.

Discepoli inviati per essere missionari di Gesù Risorto.

Buona missione a tutti!

Anselmo Fabiano

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