Don Michele Farina ha accolto Valentina nel suo viaggio in Centrafrica fra i pigmei Bayaka: un’occasione per rimettersi in gioco, demolire le proprie certezze per poter ricostruire basi solide su cui far rinascere la propria fede.

La porala Enghià in sango (lingua ufficiale della RCA) significa “Sorridiamo” ed è un’ottima sintesi dell’essenza di questo mese trascorso presso la missione SMA di Monassao. Oggi, ultimo giorno prima del mio rientro sento che questo viaggio missionario durante il tempo del Natale, arriva al suo compimento come una promessa che Dio ha mantenuto ancora una volta “il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (gv16, 22).

Camminando tra le piccole hutte costruite in foglie e bamboo ho conosciuto i pigmei Bayaka: è stato amore a prima vista. Rita mi ha raccontato della figlia adolescente “mamma è da tanti giorni che non ascolto il silenzio della foresta, mi manca”. La capacità di vivere in modo semplice, senza alcun attaccamento alle cose materiali è straordinaria. Non più di tre pentole, la legna, una fionda o un macete e la hutte.

I pigmei si nutrono della comunione con la foresta, i loro occhi si illuminano quando ne parlano “sento la pace, lì non hai bisogno di nulla, la foresta dona tutto gratuitamente”, credo sia da questo essere tutt’uno con il creato che nascano i loro meravigliosi canti polifonici.

Trascorrere una giornata in foresta insieme a don Michele e ai giovani della parrocchia è stato un tempo d’incanto. La vita e le avventure di questi adolescenti, quanto sono distanti da quelle dei giovani che, come psicologa, incontro in Italia?

La missione aiuta i bambini pigmei dai 4 ai 6 anni attraverso la scuola “Osservare Riflettere Agire”. Ho avuto la fortuna di affiancare i maestri durante le lezioni per poi condividere una giornata di formazione su sviluppo psicomotorio, valori e didattica.

È il maestro Olivier ad aver scolpito Giuseppe e Maria su legno d’ebano, da affiancare al Gesù bambino che ho portato in dono. Il gruppo San Vincenzo de Paoli mi ha accolta come consoerur. Quanta gioia nel fare insieme il presepio, visitare i malati, condividere la meditazione della Parola di Dio e i canti!

Porto con me anche una ferita al cuore: i bambini orfani e malnutriti. Sono certamente i piccoli di cui parla il Vangelo. Stare al loro fianco, o preparare per loro del riso è stato per me un onore.

L’ultimo giorno prima di partire però, Delfine, una bambina di un anno e mezzo, è tornata tra le braccia di Dio Padre a causa della malnutrizione, della malattia e dell’incuria di una famiglia fragile. Il suo volto nelle ultime ore di vita lo porto con me insieme alla gratitudine e alla speranza certa che questo tempo di missione sarà Luce per i miei passi futuri, rientrando in Italia.

Valentina Guilino


Questa lettera di Valentina è inserita anche nel n. 167 di SMA Notizie

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