All’interno dello Zambia si scoprono il lato selvaggio e gli splendori della natura africana: dalle Cascate Vittoria allo scorrere tumultuoso del  fiume Zambesi. Tuttavia, molti habitat sono sempre più minacciati dagli effetti della crisi climatica e dal riscaldamento globale. 

Il tumultuoso passato scandito dal colonialismo sembra appartenere alla storia di questo paese africano, nato dalla scissione della Federazione della Rhodesia e del Nyasaland (oggi Malawi).  Lo Zambia, ex colonia inglese divenuta indipendente nel 1964, ha avviato un processo di lenta democratizzazione e di espansione della sua economia. Anche se non è ancora riuscito a diversificare la propria economia, rimanendo fortemente dipendente dalla produzione mineraria (rame, cobalto e zinco), questa nazione sta cercando di investire anche su forme di turismo alternativo, appoggiandosi tra l’altro a iniziative di privati.

Salvaguardare l’ambiente e sostenere le culture locali

È il caso del parco nazionale Kasanka, rinato grazie a un Trust e a una gestione di tipo privatistico, che ha permesso di proteggerne le ricchezze naturali, avviando al contempo progetti di sviluppo intrapresi con le comunità locali.

Sino al 1985, questa zona dello Zambia era completamente trascurata: non c’erano strade, né ponti. Sebbene nascondesse straordinari ecosistemi il flusso turistico era pressoché inesistente. Dopo due anni, su iniziativa dell’inglese David Lloyd, si è formato il Kasanka Trust, ente no profit che ha cercato di divulgare in loco una nuova cultura della salvaguardia ambientale.

In questi decenni, ottenendo appoggi in Gran Bretagna e in Olanda, il Kasanka Trust ha conseguito dalle autorità dello Zambia il diritto esclusivo di amministrare e sviluppare il parco nazionale Kasanka in un’ottica eco-sostenibile.

Ampia 450 km², quest’area protetta è caratterizzata da paesaggi boschivi, paludi, foreste fluviali, stagni, pascoli e pianure. Qui si possono osservare le rare antilopi Sitatunga, oltre che una ricca avifauna. Si può inoltre ammirare il paesaggio lentamente, navigando il fiume Luwombwa in canoa: lungo il percorso si possono incrociare cercopitechi, martin pescatori e aironi. A soli 50 km dal parco si ammira il lago Bangweulu, il cui nome significa “luogo dove l’acqua e il cielo si incontrano”. Quest’area umida è una delle più importanti in Africa.

Nel parco Kasanka vivono circa 60mila persone. I locali sono stati coinvolti nello sviluppo e nella valorizzazione dell’area protetta. Per esempio i bambini vengono educati sull’importanza della conservazione delle risorse naturali.

Il progetto Nakapalayo permette invece ai turisti di sperimentare direttamente la vita in un tradizionale villaggio dello Zambia: l’intento dell’iniziativa è promuovere uno scambio culturale e offrire alla comunità un modo diverso per ottenere i mezzi finanziari per sostenere gli abitanti.

Gli introiti del turismo servono per migliorare le strutture comunitarie e avviare nuovi progetti di tutela ambientale. Naturalmente i turisti sono invitati a rispettare le usanze locali.

Ridurre la povertà nelle aree rurali

In Zambia è stato sviluppato un altro progetto interessante che crea sinergie tra il settore agricolo, il commercio e la protezione della natura.

Si tratta del COMACO, Community Markets for Conservation, attraverso cui vengono adottate strategie volte a ridurre la povertà nelle aree rurali.

Un esempio di questi programmi lo si trova nel Parco Nazionale di North Luangwa, uno dei siti con il più alto numero di animali selvatici dell’Africa, dove è stato costruito un lodge amministrato interamente dalla comunità locale di Chifunda, nell’ambito di un progetto di ecoturismo.

I lodge chiamati “It’s Wild!” sono di proprietà delle comunità locali che lavorano in collaborazione con la rete cooperativa COMACO.

Questa cooperazione incentiva lo sviluppo delle aree rurali tramite coltivazioni biologiche e l’attivazione di mercati e circuiti di vendita che tutelano gli interessi dei produttori, oltre che la conservazione dell’ambiente.

Il marchio “It’s Wild!” indica prodotti tutti made in Zambia rigorosamente biologici, partendo dagli ingredienti usati. Tra i prodotti attualmente in commercio con questo marchio troviamo le arachidi intere e il relativo burro, il miele, il riso chiamato chama (ricco di vitamina B1 e B3) coltivato nella regione di Luangwa, e la farina di mais.

Sono quindi numerose le iniziative volte alla tutela della natura in Zambia e che, al contempo, promuovono l’agricoltura sostenibile e l’agroecologia. Tuttavia, il lavoro di protezione e di miglioramento ambientale appare sempre più in salita a causa dei drammatici effetti del riscaldamento globale.

Lo Zambia nel 2024 sta vivendo una grave siccità, dovuta certo al fenomeno meteorologico noto col nome di El Niño, ma questi, a sua volta, è influenzato dai cambiamenti climatici.

Occorre ricordare che la temperatura media globale – guardando al mese di giugno 2024 –  non era mai stata così alta nello stesso periodo, da quando i dati vengono registrati con regolarità., come sottolineato dal servizio di monitoraggio climatico europeo Copernicus.

Come abbiamo sottolineato in vari Articoli sul nostro sito, il continente africano è profondamente toccato dalle conseguenze nefaste del global warming: siccità e alluvioni provocano carestie che impattano drammaticamente sulla sicurezza alimentare di milioni di persone.

Occorre ripartire dalla Natura, dal suo rispetto e dalla sua tutela, come insegnano molte culture tradizionali africane, per permettere alle popolazioni rurali dell’Africa di vivere degnamente e non di sopravvivere. Anche questo insegna il caso Zambia.

Silvia C. Turrin

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