Anna Floriana Garofalo, medico-oculista, ci ha inviato un lungo e toccante scritto dedicato alla sua esperienza di volontariato tra i poveri della Repubblica Centrafricana. Un’esperienza attraverso cui ha offerto gratuitamente cure a tante persone – bambini e adulti – affette da problemi di vista. Di seguito vi proponiamo la prima parte del suo intenso ed emozionante Diario di viaggio.
Durante la mia prima esperienza tra novembre e dicembre dell’anno scorso tra i poveri della RCA, avevo lasciato a tutti i pazienti visitati una promessa: quella che sarebbero tornati a vedere la luce.
Le promesse vanno mantenute.
Questo è accaduto tra fine agosto e i primi di settembre, grazie all’aiuto di Mons. Giuseppe Laterza (Nunzio Apostolico in RCA e Ciad), ad un’equipe di volontari guidata dal Dott. Vito Primavera e alla donazione di apparecchiature da parte della Regione Puglia e di materiale di consumo da parte delle aziende farmaceutiche.
Gli strumenti donati resteranno nel policlinico di Bangui per garantire una continuità negli interventi da parte di altre equipe o da parte degli stessi oculisti africani, che si spera possano presto imparare ad utilizzarli.
È importante puntualizzare che nella RCA ogni prestazione di carattere sanitario è a pagamento; inoltre, le cataratte non sono, come in Italia , in una fase di “evoluzione” ma trattasi quasi sempre di cataratte evolute e quindi totali, dure, complicate che danno cecità.
La gente non può permettersi di pagare la visita o un intervento e quindi diventa cieca e tale rimane per il resto della sua vita.
Quando nel mese di agosto è stata trasmessa, via radio, la notizia che sarebbero stati effettuati visite ed interventi gratuiti, in poche ore si sono presentate migliaia di persone.
Purtroppo le prenotazioni sono state bloccate dopo 3 giorni, limitando a circa 500 il numero delle visite.
Quotidianamente ho visitato decine di persone in situazioni difficili: caldo eccessivo, condizioni igieniche precarie (spesso senza acqua e senza luce) e non ultimo la barriera linguistica.
Tra le tante persone, mi sono ritrovata i più poveri della foresta, che l’anno scorso avevo visitato nel piccolo ambulatorio creato dal nulla con P. Carlos.
Queste persone sono giunte a Bangui grazie all’aiuto dei Padri missionari della SMA e a tutti quelli che hanno fatto donazione in denaro, per far fronte alle spese di viaggio e a garantire vitto e alloggio agli operandi.
Tra loro anche Oceane, la piccola di 10 anni che è stata operata mentre stringeva un orsacchiotto di peluche che le avevo regalato il giorno della visita e dal quale non si è più separata.
Grande è stata la gioia quando gli operati hanno rivisto la luce, soprattutto quelli completamente ciechi che, il giorno della visita si erano presentati con un bastone e accompagnati, e che dopo l’intervento, una volta sbendati, sono tornati a rivedere il mondo con le sue forme e i suoi colori e a deambulare in autonomia.
Resta stampato nel mio cuore e nei miei occhi il sorriso della gente che riponeva fiducia in noi e che con pazienza e compostezza attendeva il suo turno pre-visita e pre-intervento senza mai un lamento.
Ricordo i loro continui “Merci” e le loro mani alzate in segno di gratitudine quando, a fine giornata, passavamo nelle loro stanze a salutarli: uno accanto all’altro su materassi poggiati sul pavimento, con un occhio bendato e con gli occhiali da sole (da noi posizionati sul loro viso a fine intervento) che mantenevano durante l’intero riposo notturno fino al controllo del giorno successivo.
Ho provato una grande gioia anche quando è arrivato il giorno di lasciare Bangui per tornare in foresta a Mabondo e rivedere i bambini e la gente che avevo lasciato a dicembre a malincuore…
Anna Floriana Garofalo