Claudia Rankine (Jamaica, 1963), è una poetessa, saggista e drammaturga afroamericana. È emigrata negli Stati Uniti durante l’infanzia e dopo essere cresciuta a New York, ha studiato al Williams College e alla Columbia University.

Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, tra cui :

Nothing in nature is private (1994), vincitore del Cleveland State Poetry Prize.

Don’t let me be lonely: an american lyric (2004), candidato dal National Book Critics Circle come finalista in due diverse sezioni: poesia e saggistica. È la prima volta che succede nella storia del premio;

Citizen: an american lyric (2014),  vincitore del National Book Critics Circle Award in Poetry e del PEN Center USA Poetry Award .

Il critico Calvin Bedient ha osservato che “lo stile di Rankine è la sanità mentale della follia, la grazia del grottesco“. In un’intervista con Paul Legault per l’Academy of american poets, Rankine ha affermato: “Non sento alcun impegno verso alcuna idea esterna alla verità“.

Rankine ha co-curato le raccolte American women poets in the 21st century: where lyric meets language (2002), American poets in the 21st century: the new poetics (2007) e The racial imaginary: writers on race in the life of the mind (2014).

Le sue poesie sono state incluse, tra le altre, nell’antologia New daughters of Africa, edita da Margaret Busby (Penguin books, 2022).

La sua opera teatrale Detour/South Bronx è stata presentata per la prima volta nel 2009 al Foundry theater di New York. Dal 2013 è membro dell’Academy of american poets.

Insegna in diverse Università americane. Tutte le sue opere sono state tradotte in italiano dalla Editrice 66thand2nd.

Nel 2017, è uscito Citizen, una lirica americana, per la  traduzione di Silvia Bre e Isabella Ferretti. Il concept book è composto da poemi in prosa, versi e altri testi che accompagnano le video-installazioni. Scritto tra il 2010 e il 2014, anni nei quali il razzismo suprematista bianco (istituzionale, occasionale, o semplicemente possibile) ha lasciato sulle strade statunitensi una lunga lista di cadaveri di uomini e donne neri.

L’immagine sulla copertina del libro è un cappuccio strappato di una felpa nera, quella che indossava Trayvon Martin, un ragazzo di diciassette anni ucciso nel 2012 dalla polizia mentre tornava a casa. Le origini giamaicane di Rankine sono omesse, nessun accenno alle sue radici nella quarta di copertina. Allo stesso modo, quando nel testo racconta di aver incontrato uno scrittore a Londra, non rivela la sua provenienza. Rankine ci ricorda che non c’è niente di bianco e nero nel bianco e nel nero.

Nel 2021 è stato pubblicato Non lasciarmi sola:

un agglomerato di prose, di blocchi di testo che si giustappongono e si richiamano tra di loro. Un vero e proprio fototesto, per di più stampato in Imperial, un font giornalistico, e corredato – come un testo saggistico – da una ventina di pagine di note. A un primo sguardo, assomiglia più a una rivista che a un libro di poesia”.

Nel 2022 è uscito Just us:

“Claudia Rankine affronta le dinamiche razziste della contemporaneità dando spazio a voci e tesi altrui, in particolare quelle dei bianchi offuscati dai loro stessi privilegi, e unendo il racconto autobiografico a commenti e note che mettono in discussione l’autorità delle fonti e delle opinioni riportate. Just Us è un invito a smascherare le ipocrisie quotidiane dei nostri luoghi pubblici e privati – i terminal degli aeroporti, i teatri, le cene tra amici, la scuola –, dove la cortesia e la neutralità prosperano dissimulando punti di vista, interessi e pregiudizi diversi”.

 

Martedì 4 marzo, Non lasciarmi sola sarà presentato a Roma dalle traduttrici Isabella Ferretti e Francesca De Angelis, al Black out! Voci dall’America nera, il ciclo di incontri dedicato alla letteratura afroamericana organizzato dalla Casa delle Traduzioni.

 

A cura di Maria Ludovica Piombino,
Biblioteca africana Borghero