Quante volte ho detto e predicato che Dio è imprevedibile. Ci sorprende ed è sempre nuovo. Ma stavolta mi ha completamente spiazzato! Mai e poi mai me lo sarei aspettato così sorprendente.

Le avevo detto che sarebbe andata in Italia per fare quella operazione al cuore che non era possibile fare in Niger, e al tempo stesso avrebbe fatto Natale lontano. Ma non pensavo proprio così… lontano!

È partita per il cielo l’11 Dicembre scorso, a un mese esatto dalla sua partenza da Niamey. Speravamo tutti che presso l’ospedale del Bambin Gesù di Roma avrebbe avuto le cure necessarie e quella operazione al cuore indispensabile per darle una speranza di vita altrimenti improbabile.

Dawa Myriam è andata a far Natale in cielo. Se lo sentiva e l’aveva anche detto al telefono l’ultima volta che ci siamo sentiti, insieme ai suoi genitori venuti apposta dal villaggio per poter parlare con lei: “Domani me ne torno a casa”. La notte stessa, le sue condizioni di salute si sono irreversibilmente degradate ed è volata via come un angelo. Solo post mortem si è potuto appurare che una grave malattia auto-immune minava da tempo la sua esistenza.

Che questo viaggio fosse per lei un’opportunità lo speravamo fortemente, anche se aleggiava un’ombra di dubbio e di questo i genitori ne erano ben coscienti… forse più di me! La mamma più volte mi ha ripetuto: “È nelle mani di Dio, se Lui vuole tornerà”. Così è tornata da dove è venuta: ad-Dio mia piccola regina, come usavo chiamarla in lingua locale “o pobado”!

Dawa Myriam desiderava tornare per fare Natale con noi, aveva chiesto di tenerle da parte il pagne e il piatto forte della festa. Con mia grande sorpresa, dopo la messa natalizia della notte, il catechista mi mette in mano 5 faraone : “Da parte del papà di Dawa per la festa di Natale!”. È sempre speciale la festa in Africa. E quest’anno ho celebrato il giorno di Natale proprio nel suo villaggio di Linlingu.

I muri della cappella hanno vibrato al ritmo dei tam-tam e della danza. Non c’erano luminarie né addobbi speciali, ma tanta gioia e canti di festa. Un popolo di gente semplice che vive di cose semplici. In questo presepe vivente, ho voluto che fosse visualizzato anche il mistero di Natale. Così si sono seduti  accanto all’altare due giovani genitori col figlioletto Joël di appena due settimane. Guarda caso, nato proprio la mattina di quell’11 dicembre che è stato per Myriam l’ultimo suo giorno di vita su questa terra. Dopo aver invocato i santi e gli amici del cielo Joël è stato battezzato e accolto, tra gli applausi, dalla grande famiglia dei credenti.

La tela della vita è un intreccio di due fili: gioie e pene. I genitori di Joël avevano perso lo scorso anno Raphaël; morto prima di raggiungere l’anno di vita. La gioia di Natale non cancella il mistero del dolore, ma l’assume e lo rigenera. A Natale ri-nasce la speranza che tiene per mano le sue sorelle maggiori, la fede e l’amore.

Solo i pastori hanno udito gli angeli cantare in cielo la notte di Natale, ma in molti  hanno udito il dolore affranto delle donne di Betlemme che hanno pianto i santi innocenti. Natale tra lacrime di gioia e di dolore che si sciolgono insieme in un unico abbraccio, nel fiume della vita.

Così è la vita in missione: un intreccio di esperienze ed emozioni forti che raccontano la bellezza dell’avventura umana che persino Dio ha voluto condividere e abbracciare.

Pier Luigi Maccalli
Bomoanga (Niger),
23 dicembre 2017