Johny Pitts, scrittore e fotografo, è nato in Gran Bretagna, a  Sheffield, nel 1987. Suo padre era di New York (ha fatto parte della soul band degli anni ’70 The Fantastics), mentre sua madre è inglese, con alcune origini irlandesi.

Nel 2015, Johny Pitts ha tracciato le sue radici nel documentario  della BBC Radio 4 Something Old, Something New, un programma scritto e presentato da lui stesso, che includeva un’intervista con  suo padre e vedeva Johny viaggiare da Bedford- Stuyvesant- Brooklyn- Sullivan’s Island, nella Carolina del Sud, per rintracciare la famiglia di suo padre. Ha passaporti statunitensi e britannici ed è un membro della Royal Geographical Society.

Pitts ha scritto per le riviste Blues & Soul, Straight No Chaser e The Observer, e ha vinto il Decibel Penguin Prize per nuovi scrittori, con il suo racconto Audience, apparso nell’antologia The Map of Me (Penguin Books). Ha studiato poesia con Debjani Chatterjee e  insieme a John Agard e Valerie Bloom si è esibito in luoghi come l’Albany Theatre e il Notting Hill Arts Club e il Soho Theatre.

Il suo libro Afropean: notes from black Europe ha vinto il Jhalak Prize 2020, il Bread and Roses Award 2020 e il Leipzig Book Award for European Understanding 2021.

Pubblicato in italiano da La biblioteca di Ulisse, per la traduzione di  Davide Fassio, il libro racconta quello che ogni giorno è sotto gli occhi di ciascuno di noi, ma che rimane spesso invisibile, nascosto, non raccontato. Pitts ha girato in Europa per “cercare la “nerezza” nelle città africane d’Europa”, per trovare la “nerezza” nascosta, lasciata ai margini, invisibile, ignorata, ma fondamentale all’economia, alla cultura e alla società globale.

Il saggio di Pitts è un documentario sulle vite e la cultura delle comunità nere in tutta Europa, esplora le storie della diaspora nera, mette in discussione le sfide e le disuguaglianze che le comunità nere sperimentano nei paesi europei.

Pitts ha riscoperto il termine “afropeo”, coniato da due cantanti negli anni ’90 del ‘900, David Byrne e la belga-congolese Marie Daulne. È un termine che lo ha affascinato. Lo ha scritto senza trattini, per cui dà l’idea di un’entità integra e poi lega- forse ricalcando il termine/fratello “afroamericano”- la possibilità di vivere in, e con, due concetti diversi: l’Africa e l’Europa. (Nigrizia, 2020).

Pitts ha fondato il sito www.afropean.com, che fa parte della sezione “Africa network” del quotidiano The Guardian, e della pagina “Afropean culture“.

Le sue fotografie sono state pubblicate sul New York Times e sulle copertine del Journal of postcolonial writing e di Transition magazine dell’Università di Harvard.

Nel 2022 è stato pubblicato Visibiliy, una raccolta di fotografie sulla visibilità degli afroamericani nell’arte, curata dalla Tate Gallery di Londra.

A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero