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Il 25 gennaio papa Francesco ha accolto in Vaticano Faustin Archange Touadéra, il presidente della Repubblica Centroafricana, in visita in Italia. Nella foto qui sopra, il papa durante il suo memorabile viaggio in quel paese.

Durante l’udienza, riporta il bollettino della Sala stampa vaticana, il presidente Touadéra “ha espresso gratitudine per la particolare attenzione con cui il Santo Padre e la Chiesa cattolica accompagnano la vita del Paese”.

Il Papa e il capo di Stato si sono poi soffermati sulla situazione nazionale, apprezzando in particolare gli sforzi positivi volti al ripristino della stabilità politico-istituzionaleprosegue il bollettino. Con riferimento agli ultimi sviluppi e problemi in varie regioni del Paese, e alle gravi conseguenze sul piano, si è auspicata una sempre più proficua collaborazione tra le varie forze a favore del bene comune dell’intera nazione, richiamando, inoltre, l’importante ruolo svolto dalla Comunità internazionale nel promuovere la convivenza pacifica e la riconciliazione nazionale”. 

Francesco ha consegnato a Touadéra un dono dal ricco significato simbolico: una medaglia che raffigura un deserto che fiorisce in un giardino. In effetti il Centrafrica di oggi assomiglia a un deserto: il deserto di molti quartieri della capitale Bangui, abbandonati dai suoi abitanti, fuggiti dalla violenza delle milizie armate dei Seleka e degli Anti-balaka, il deserto di intere regioni del paese che ancora sfuggono all’autorità dello stato, il deserto dei cuori della gente, dove stenta a rifiorire la fiducia, il perdono, la volontà di convivere nonostante le differenze.

presid-centrafrica-4Ma c’è un vento di primavera che ha iniziato a soffiare, e che fa sperare che il deserto fiorirà, e che il Centrafrica tornerà ad essere un giardino. È ciò che ha annunciato Touadéra nell’incontro successivo, con Andrea Riccardi e la Comunità di Sant’Egidio: “Dopo l’accordo firmato a Sant’Egidio nel giugno scorso, pur di fronte a grandi difficoltà, tra cui quello delle popolazioni sfollate, abbiamo registrato alcuni progressi nella smobilitazione dei gruppi armati. Si concluderà nei prossimi giorni il ‘programma pilota’ di disarmo, con l’adesione di 12 gruppi armati su 14 e il reinserimento nella società civile o nell’esercito regolare di circa 600 combattenti. Ora sta per partire la fase del vero e proprio disarmo generale e contiamo sul coinvolgimento di tutte le forze in campo, compresi i due gruppi che erano rimasti fuori dal primo esperimento di smobilitazione”. 

Il presidente del paese centrafricano ha avuto anche un colloquio con il suo omologo, Sergio Mattarella, a cui ha manifestato la riconoscenza del suo paese per gli sforzi dell’Italia e della sua diplomazia per mantenere sempre alta l’attenzione della comunità internazionale. Si è detto soddisfatto per l’interesse mostrato dalla cooperazione e dall’imprenditoria italiana per il Centrafrica, e si è detto fiducioso per  l’avvenire: “Confidiamo in un più ampio dispiegamento delle forze Onu della Minusca in modo da accelerare il processo di pace”.

Nel paziente e duraturo processo di pace e riconciliazione, il Presidente centrafricano è sostenuto da una commissione inter-religiosa, molto attiva dentro e fuori del paese, presieduta dal Card. Dieudonné Nzapalainga, dall’imam Kobine Layama, e dal pastore Nicolas Guere-Koyamet Gbangou, che sono ritratti nella foto qui sotto.

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