L’Agenzia Fides, organo di comunicazione della Congregazione vaticana per la propagazione della fede, riporta una storia dalla Somalia, che parla di una comunità cristiana composta da una trentina di membri, tutti anziani. Sono costretti a vivere nascosti per paura delle rappresaglie dei fondamentalisti islamici. La storia è raccontata da P. Stefano Tollu, Cappellano militare del contingente italiano di Eutm Somalia, la missione di formazione e addestramento finanziata dall’Unione Europea.

Ho avuto l’occasione di conoscere Mosè (nome di fantasia)”, racconta padre Tollu. “E’ un cristiano cresciuto nella realtà del Protettorato italiano e poi nella Somalia indipendente, ancora molto legata al nostro paese. In molti lo considerano il portavoce dei cattolici somali. Lui definisce la sua comunità come in via di estinzione”.

Iftin Aden (left), Joseph Osman and Joel Aden (right), meet for a home fellowship at Aden’s house in Nairobi Feb. 2, 2017. The group meets here to worship for fear of persecution. (Lilian Odhiambo, GPJ Kenya)

Mosè racconta che fino a qualche tempo fa in Somalia c’era coesistenza pacifica tra cristiani e mussulmani. L’islam sufi, maggioritario in Somalia, è sempre stato tollerante. Poi è arrivato al-Qaeda, con la sua filiale locale di al-Shabaab, approfittando dell’anarchia che regna nel paese, e sono cominciate le persecuzioni verso musulmani moderati e i cristiani. Molti cristiani somali sono dovuti fuggire nel vicino Kenya, come abbiamo già raccontato nel nostro sito. Spesso le accuse e le minacce vengono dagli stessi familiari, in particolare dai più giovani, divenuti intolleranti a causa della propaganda fondamentalista.

Mosè ha mostrato al sacerdote italiano una lista di cristiani morti recentemente, alcuni per cause naturale, altri per cause violente: “Alcuni, sono stati uccisi dai figli dei loro figli. La violenza è nelle case e noi, che siamo rimasti in pochi, rischiamo la vita ogni giorno”, gli ha detto Mosè .
I pochi fedeli cattolici somali non possono avere un’assistenza spirituale continua. “Al momento – conclude padre Tollu – non esistono le condizioni di sicurezza perché un sacerdote possa svolgere serenamente il suo servizio pastorale a Mogadiscio. Mi auguro che in futuro, una volta liberato il paese dalle infiltrazioni terroristiche, si possano ricreare le condizioni minime per la presenza cristiana nella città e che da lì possano scaturire corrette e benevole relazioni con i fratelli di fede musulmana”.

Per approfondire:

Descrizione generale del cristianesimo somalo

Storie di somali cristiani fuggiti in Kenya

Storia del Cristianesimo in Somalia

Un blog dedicato alla Missione della Chiesa Cattolica in Somalia