Il pellegrinaggio
Sabato 23 febbraio, tornando dalla messa degli ammalati, nel cuore del villaggio, incontro dei ragazzi che sbucano da ogni parte e che si incamminano per le stradette del villaggio verso la missione: è il giorno del loro pellegrinaggio. Poco alla volta i giovani arrivano e si radunano davanti alla grotta. Con loro ci sono una decina di animatori. Si preparano per andare ad Atchibodow, un villaggio a pochi km da Kolowaré. Di sono anche alcuni ragazzi di Welou, un villaggio della parrocchia.
Il catechista Silvain e le suore Patrizia e Félicité coordinano i movimenti. I ragazzi sono un centinaio. Vengono suddivisi in cinque gruppi di venti, poi una preghiera davanti alla grotta, e verso le 7, per gruppi, si parte, cantando e meditando i misteri gaudiosi. Ogni animatore ha un fascicolo con il tema da svolgere: impegnati per l’annuncio del Vangelo. Sono previste tre tappe in cui i cinque gruppi si ritrovano insieme per un momento di preghiera in comune: si ascolta, si riflette sul testo proposto, che l’animatore legge e spiega. Dopo un momento di condivisione, si riparte cantando.
Li raggiungo verso le 11 con i viveri per mezzogiorno. Nella vettura ho anche un grosso tamburo per animare la messa. Li ritrovo radunati nella piazza davanti alla chiesetta insieme ai ragazzi del villaggio. Celebriamo la messa nella cappella della comunità. È la corale dei ragazzi che anima la liturgia, solenne e festiva. Alla fine vengono distribuiti alcuni palloni, un dono della ditta Paniate, e un grosso pacco di caramelle offerte, qualche giorno prima, dall’amico Nicola della MILE. Continua allora la festa che si protrarrà nel pomeriggio. Invito a lasciare i palloni ai ragazzi di Atchibodow. Al ritorno possono passare a ritirarne altri per loro.
Il Mercoledì delle Ceneri
“Prendi un uovo, lo metti in una calebasse (ciotola di legno), e verso le 4 del mattino, vai a deporlo ad un crocicchio, insieme a qualche moneta. Oppure prendi un pulcino, gli infili degli aghi ovunque, e lo deponi al centro del crocicchio, puoi anche non infilzarlo con aghi, ma così è più sicuro, colui che lo raccoglierà morirà.
Puoi prendere anche un pollo, lo spalmi bene con olio di palma, così diventa più appetibile, poi lo deponi in un crocicchio. Ad ogni modo è l’Alfa (guaritore-indovino) che ti dirà esattamente quello che devi fare, secondo il problema che gli presenti e di cui ti vuoi liberare. Farà dei riti, pronuncerà delle formule magiche e trasferirà nel pollo le tue disgrazie. Colui che lo raccoglierà, prenderà anche tutti i tuoi problemi, tutto quello che ti rovina la vita, tu sarai tranquillo, e lui avrà i tuoi guai”.
Ecco allora il proverbio kotokoli che mette in guardia lo sprovveduto: se tu raccogli il cuscinetto che trovi in un crocevia, raccoglierai dei problemi. Il materiale, di solito, si trasporta su un piccolo cuscinetto deposto sulla testa che si lascia poi al crocevia.
Anche quest’anno, per il mercoledì delle ceneri abbiamo voluto tener presente questi rituali tradizionali che tutti ancora praticano, musulmani e cristiani compresi, per svuotarli dal loro significato negativo.
Verso le 16 ci siamo ritrovati in chiesa per renderci consapevoli del gesto che stavamo per compiere. In processione, con canti penitenziali, siamo poi partiti fuori del villaggio, ad un crocicchio.
Ognuno portava in mano le vecchie palme dell’anno precedente che avevamo nelle nostre case. Esse sono state testimoni di tutto il disordine, la sporcizia, il male, i peccati, che si sono accumulati su di noi, nelle nostre case, e nel villaggio durante tutto l’anno passato. Con il trascorrere del tempo i nostri legami si logorano, si incrinano, si spezzano, e la vita diventa difficile.
Con un gesto simbolico abbiamo mostrato la nostra volontà di liberarci, di togliere dalle nostre persone, sradicare dal villaggio tutto il negativo accumulato durante l’anno, riportandolo nel suo luogo d’origine: la boscaglia, la zona incolta, il luogo del disordine, là dove abitano gli animali feroci, i serpenti, e secondo i miti locali, i geni, gli spiriti, le forze numinose, la morte.
Anche noi, come nei riti tradizionali, abbiamo deposto nel crocevia le nostre “appartenenze personali”, simboleggiate dalle vecchie palme. Ma non si tratta di trasferire ad altri le nostre disgrazie, ma di eliminarle, distruggerle, bruciarle.
Ognuno dunque depone personalmente la sua palma al centro del crocicchio. Le palme così raccolte sono bruciate. Con questo gesto chiediamo al Signore di bruciare, con il fuoco del suo amore, tutto il male che c’è in noi e fuori di noi, e gli diciamo la nostra volontà di collaborare con Lui per eliminare questo male, e di intraprendere un cammino nuovo, di rigenerare i nostri rapporti, la nostra vita.
Il Crocevia indica le possibili strade che possiamo percorrere, delle scelte da fare. Solo la Parola di Dio ci indica quelle giuste, il cammino della vita. I racconti ricordano che certe persone, al crocicchio, ti fanno prendere vie sbagliate, sbarrando le strade giuste e indicandoti quelle che ti fanno perdere nella foresta, dove incontrerai animali feroci, streghe, geni, e infine la morte.
Al termine, mentre Pascal, il sagrestano, raccoglierà le ceneri, l’assemblea ritorna in chiesa per la Messa e l’imposizione delle ceneri.
P. Silvano Galli, Kolowaré, Togo, 11 marzo 2019
Foto del pellegrinaggio (clicca per ingrandire)
Foto del mercoledì delle Ceneri (clicca per ingrandire)