P. Walter Maccalli Ha risposto ad alcune domande rivoltegli da “Aiuto alla chiesa che soffre” circa il rapimento e la situazione attuale suo fratello p. Pier Luigi.
Domanda: Ha notizie su suo fratello? A quanto risalgono le ultime notizie?
P. Walter: Le ultime notizie risalgono a più di sei mesi fa, cioè quando p. Pier Luigi è stato rapito. Da allora non abbiamo nessuna notizia di lui. L’ultima volta che l’ho contattato è stato tramite un messaggio Whatsapp, il 15 settembre 2019, in cui p. Pier Luigi mi informava del suo rientro a Bomoanga e della festa programmata per la domenica seguente, per dare il saluto a una suora della parrocchia che si sarebbe trasferita in un’altra missione.
Domanda: Ci può parlare di suo fratello, come persona e anche come missionario?
P. Walter: Non è facile definire la sua personalità, come persona e come missionario. È un missionario generoso, sempre pronto e disponibile a dare tutto, sensibile ai problemi delle persone ammalate, soprattutto bambini e neonati, con la speranza di poter dare loro cura e conforto. Per questo ha fatto sorgere il “progetto maternità”, ha contribuito ad aprire un ambulatorio medico, e ha iniziato un programma di lotta contro la malnutrizione.
Domanda: Voi avete condiviso la vocazione e la missione. Qual è il suo ricordo più caro di questi anni?
P. Walter: Non siamo stati insieme in missione, e i nostri incontri avvenivano quando coincidevano i periodi delle nostre vacanze in Italia. Questi momenti sono sempre stati un tempo di condivisione e di incoraggiamento reciproco. L’ultimo tempo passato insieme risale all’estate scorsa: da parte mia, mi preparavo alla nuova esperienza di missione in Liberia, e da parte sua mi confidava la difficoltà ad accettare alcune esperienze non sempre a lieto fine, come la morte di Miriam, una bambina del Niger di 11 anni, che con fatica era riuscito ad far venire in Italia per una operazione al cuore, da effettuarsi al Bambin Gesù di Roma. Purtroppo, per alcune gravi complicazioni, è deceduta. Questo fatto l’aveva veramente scosso.
Domanda: Avete mai parlato dell’eventualità di un attacco? La situazione era sempre più difficile nell’area in cui si trova la missione di suo fratello.
P. Walter: No, non abbiamo mai parlato di eventuali attacchi da parte di estremisti islamici. Sì, ci sono state alcune sommosse anni addietro, in cui fanatici musulmani avevano bruciato alcune chiese, ma mai si pensava ad un avvenimento di questo tipo: il rapimento di un missionario. Notizie di rapimenti di persone, si sentiva parlare in Paesi vicini, come il Mali e la Nigeria. Durante la sua permanenza in Italia per le vacanze, abbiamo però ricevuto alcune notizie sul peggioramento della situazione in Niger, soprattutto nel sud-est del Paese, dove è attivo Boko Haram, proveniente dalla vicina Nigeria, e nel nord, al confine con il Mali, dove operano da anni diversi gruppi di jihadisti, con attacchi a obiettivi militari.
Domanda: Abbiamo avuto l’impressione che in Italia si sia parlato meno del rapimento di suo fratello, rispetto ad altri casi. Lei è di questa opinione? Avete sentito vicina la comunità Italiana?
P. Walter: Non mi sembra che ci sia stata meno attenzione per il caso di mio fratello p. Pier Luigi. L’opinione pubblica si è fatta sentire subito dopo il suo rapimento. Anche la Farnesina si è mossa subito, e si è impegnata per stabilire contatti con i rapitori, ma purtroppo senza alcun esito positivo fino ad oggi. Anche i mass-media, hanno dato il loro sostegno. A volte il silenzio stampa è buono, per non intralciare i contatti e non creare pericoli alla vita della persona rapita.
Però devo dire che, dopo circa un mese dal suo rapimento, sono partito per la mia missione in Liberia, e dunque non sono più tanto informato su come i mezzi di comunicazione sociale stanno sostenendo e sensibilizzato il caso.
Il mio istituto missionario, la S.M.A., con le sue comunità di Genova, Padova e Roma, la diocesi di Crema e il suo centro missionario, e altre diocesi, non si stancano di tenere viva l’attenzione e di ricordarsi di p. Pier Luigi con veglie di preghiera e marce di solidarietà. In modo particolare vorrei ringraziare la comunità parrocchiale di Madignano, nostro paese nativo, che ogni giorno propone ai fedeli la recita del santo rosario per la liberazione di p. Pier Luigi.
Bella anche la solidarietà e la preghiera dei cristiani della diocesi di Niamey in Niger, che hanno pregato insieme alla comunità musulmana per sua liberazione.
Approfitto dunque per ringraziare tutte queste comunità, italiane e estere, che continuano nel loro impegno di preghiera, e chiedono a Dio con perseveranza la liberazione di p. Gigi e degli altri ostaggi. E grazie anche alla vostra organizzazione, sempre vicina ai cristiani che soffrono e che sono perseguitati a causa della fede. Che Dio vi benedica tutti.
Padre Walter Maccalli, da Foya, Liberia
Foto: p. Walter (a sinistra) con p. Gigi e un prete ivoriano amico